Quale sia la causa esatta della morte di Stefano Cucchi non sa dirlo nemmeno il collegio peritale nominato dal Gip dell’inchiesta bis che indaga sui cinque carabinieri coinvolti nell’arresto del giovane, nella notte del 15 ottobre 2009. Solo due dati risulterebbero oggettivi e conclamati: la frattura recente delle vertebre lombari e sacrali, considerata dagli stessi periti una delle due ipotesi più probabili della morte del geometra romano, e il ruolo “esiziale” del globo vescicale. Su tutto il resto, nessuna certezza nel corposo documento di 250 pagine redatto dal gruppo di esperti e consegnato ieri al Gip Elvira Tamburelli.

05SOC1 SE SERVE CUCCHI
Eppure le conclusioni a cui arriva il capo dei periti, il prof. Francesco Introna, sono nette: la tesi «a nostro avviso» «dotata di maggior forza ed attendibilità» non è la morte dovuta «a lesione delle radici posteriori del nervo sacrale» ma quella «improvvisa ed inaspettata per epilessia in un uomo con patologia epilettica di durata pluriennale, in trattamento con farmaci anti-epilettici». Più chiaramente: «Le lesioni riportate da Stefano Cucchi dopo il 15 ottobre 2009 non possono essere considerate correlabili causalmente o concausalmente, direttamente o indirettamente anche in modo non esclusivo, con l’evento morte», scrive il medico legale del Policlinico di Bari seguendo una logica che appare tutt’altro che stringente.

 

Immediate le reazioni di giubilo dei sindacati di polizia e dell’immancabile senatore Carlo Giovanardi. Eppure Ilaria Cucchi considera il documento una sorta di autogol di Introna (alla cui nomina si è sempre opposta per via delle frequentazioni del docente barese con quella destra pregiudizialmente contraria alla processabilità delle forze dell’ordine): «Con una perizia così ora sappiamo che finalmente abbiamo ottime possibilità di vedere processati gli indagati per omicidio preterintenzionale – scrive la sorella della vittima – Con buona pace dei medici e degli infermieri che vengono continuamente assolti (quattro i processi conclusi finora, ndr)».

Scrivono i quattro periti (tutti pugliesi) infatti «che allo stato attuale non è possibile formulare alcuna causa di morte, stante la riscontrata carenza documentale». Ma, si legge nella relazione, «la tossicodipendenza di vecchia data può aver svolto un ruolo causale favorente per le interferenze con gli stessi farmaci antiepilettici alterandone l’efficacia e abbassando la soglia epilettogena. Analogamente concausa favorente può essere considerata la condizione di severa inanizione sofferta da Cucchi».

Solo che, fa notare Ilaria Cucchi nel post pubblicato sulla sua pagina Facebook e intitolato «Avremo un processo per omicidio», gli esperti «non sono nemmeno d’accordo con loro stessi sull’effettiva assunzione della terapia anti epilettica da parte di Stefano, che sarebbe l’elemento centrale per arrivare, a dir loro, a quella causa di morte. Infatti, mentre a pagina 196 della perizia sostengono che “non è verosimile che Cucchi abbia assunto una terapia anti epilettica”, a pagina 186 invece avevano scritto che aveva preso le medicine». In ogni caso la morte epilettica, scrivono i prof. Introna e Dammacco a pag. 205, a conclusione della perizia, è ipotesi «non documentabile, priva di riscontri oggettivi, ma supportata da rilievi clinico scientifici».

Un’altra possibile morte «improvvisa ed inaspettata», aggiungono, potrebbe dipendere dell’«abnorme dilatazione» della vescica che ha fermato il cuore e che è stata causata dalla «frattura traversa di S4». Eppure i medici legali escludono categoricamente ogni nesso tra la morte e le violenze subite dalla vittima e scaricano invece ogni responsabilità sugli infermieri. Scrivono infatti: «Se il soggetto fosse stato adeguatamente sorvegliato e sottoposto a monitoraggio infermieristico, con controllo della diuresi, la dilatazione vescicale, del tutto attendibilmente, non si sarebbe verificata».

Ma questa «frattura di S4», ormai conclamata dallo stesso collegio, come è stata indotta, secondo il parere dei medici legali nominati dal Gip? Due le ipotesi che vengono formulate: quella «post traumatica diretta o indiretta, realizzatasi durante una colluttazione» o quella «post traumatica in seguito a caduta accidentale». E le parole non sono neutre.

«Il perito Introna tenta di scrivere la sentenza finale del processo per i responsabili del violentissimo pestaggio a mio fratello», è il commento amaro di Ilaria.

Mentre il senatore Luigi Manconi giudica la perizia «come minimo contraddittoria e approssimativa fino alla confusione». Ora, conclude Manconi, «spetta alla Procura (il 18 ottobre periti e consulenti si confronteranno in udienza davanti al Gip, ndr) e, mi auguro, a un tribunale, decidere la dinamica della morte», «non certo, a maldestri e spericolati difensori dei carabinieri che finiscono come sempre col danneggiarne l’immagine e l’operato».