Quando non c’era l’Ue i colpi di stato per liberarsi di governi democratici li facevano i colonnelli (o per le pagliacciate i generali Di Lorenzo ). Si dirà un passo in avanti, ma quale? Il rifiuto di accogliere il compromesso che dopo mesi di trattative Tsipras aveva controproposto equivale -lo hanno detto autorevoli economisti – a un colpo di stato di tipo nuovo. Un tentativo scoperto di pugnalare il primo governo di sinistra greco. Appare adesso anche più chiaro che in ballo non c’era la restituzione del debito, ma proprio questo obiettivo politico, per dimostrare al mondo, e nell’immediato alla Spagna, che non è lecito contestare la politica decisa a Bruxelles.

Tsipras ha risposto con coraggio convocando per il 5 luglio un referendum. Per avere dalla sua la forza di un appoggio popolare. Si tratta di un voto decisivo e drammatico, perché tutti sono consapevoli della durezza della scelta. È un voto che ci coinvolge e per questo dimostriamo ai greci che non lo consideriamo qualcosa che riguarda solo loro. Dobbiamo far sentire ai greci che non sono soli, dar loro sostegno come possiamo: sin dal 3 sera manifestando, facendo una fiaccolata, attrezzandoci per seguire i filmati che da Atene ci invieranno. E perché la TV greca possa dar conto della nostra mobilitazione a chi deve sentirsi meno solo quando andrà a votare.

Per il 5 sera, organizziamo ovunque un ascolto collettivo dei risultati delle urne. Il rifiuto del diktat non sarà una vittoria definitiva, perché si aprirà comunque una fase assai difficile. Ma sarà un atto politico soggettivo di enorme importanza, la testimonianza che siamo ancora convinti che Davide ce la può fare contro Golia. E appendiamo alle nostre finestre, per dire quanto importante sia anche per noi l’esito della vicenda, un drappo blu. (n drappo blu per questa volta, ma la prossima una vera bandiera greca che ora non abbiamo ma faremo bene a procurarci).