Due figure di rilievo dell’organizzazione terroristica Neo-Jmb, tra cui uno dei capi, sono stati uccisi alle tre del mattino di ieri in un quartiere di Dacca. I due erano in motorino e sono stati i protagonisti di una fitta sparatoria. Non è chiaro se i due siano stati fermati a un posto di blocco e abbiano reagito o se abbiano aperto il fuoco quando hanno capito che la polizia li aveva notati.

Nurul Islam alias Marjan alias Shakil, di 22 anni, considerato uno dei più giovani comandanti dell’organizzazione, avrebbe avuto un ruolo chiave nell’assalto del 1 luglio 2016 quando cinque membri del Neo Jmb attaccarono l’Holey Artisan Bakery a Gulsham, un ristorante della zona bene di Dacca frequentato da stranieri che furono presi in ostaggio: vennero uccise 23 persone tra cui 17 stranieri, dei quali 9 italiani. L’altro militante ucciso è Saddam Hossain, alias Rahul alias Sabuj alias Chanchal alias Robi, accusato di almeno dieci casi di omicidio incluso quello del cittadino giapponese Hoshi Kunio nel 2015.

Mmarjan, che si crede fosse il coordinatore della strage di Gulsham, avrebbe ereditato il vertice dell’organizzazione dopo la morte di alcuni leader: l’ex militare Murad alias Zahi, Tamim Ahmed Chowdhury e Faridul Islam alias Akash. Un altro leader, Musa, è invece appena sfuggito alla cattura.

Sia l’attacco al ristorante sia l’uccisione di Hoshi furono rivendicati dall’Isis anche se il rapporto tra “califfato” e gruppi islamisti del Bangladesh non è chiaro. Il Neo Jmb – fazione del gruppo “madre” Jammatul Mujahedin Bangladesh – ha probabilmente legami con gli emissari di Raqqa (anche se il governo ha sempre negato la presenza di Daesh in Bangladesh) che pure hanno rivendicato diverse azioni tra cui l’uccisione dell’italiano Cesare Tavella, che lavorava in una Ong e che venne freddato nel settembre 2015 mentre faceva jogging sempre a Gulsham.

Da allora funzionari e umanitari stranieri sono sotto stretta sorveglianza e limitati negli spostamenti da ferree regole di comportamento. Il ministro dell’Interno Khan Kamal, che ha reiterato il messaggio di tolleranza zero del governo, ha detto che ormai la rete si sta stringendo attorno ai 14 leader del gruppo ancora in fuga.

L’ennesima uccisione di militanti rientra nel quadro di operazioni delle forze di sicurezza che già in dicembre avevano compiuto arresti e smantellato diversi covi di militanti. Ma avviene anche in una cornice politica delicata, sia a livello dei partiti – già in campagna elettorale – sia a livello sociale, con scioperi nel settore tessile che hanno visto circa 3mila licenziamenti e arresti di sindacalisti.

Il segretario generale della Lega Awami Obaidul Quader ha detto ieri che un gruppo starebbe tramando per rovesciare il governo e uccidere il primo ministro Sheikh Hasina. Propaganda? Alcuni giorni fa – e non è certo il primo – è stato ucciso da un commando Manzurul Islam Liton, un politico della Lega Awami.