Per la strage ferroviaria di Viareggio gli imputati, e le società per cui lavoravano in quel terribile 29 giugno 2009, sono quasi tutti da condannare. In primis Mauro Moretti, l’ex ad di Ferrovie dello Stato e Rfi, oggi ad di Finmeccanica, per il quale viene chiesta una pena di 16 anni di reclusione. Appena più lieve, 15 anni, la richiesta per l’ex ad di Rete ferroviaria italiana, Michele Mario Elia. A scalare gli altri, con poche eccezioni: i pm Giannino e Amodeo chiedono l’assoluzione solo per Andreas Barth e Andreas Carlsson della Jugenthal Waggon Hannover, per la società di revisione dei carri Cima Riparazioni e per il suo ex dg Giuseppe Pacchioni, e per l’ex di Rfi, Stefano Rossi.
Fuori dall’aula di udienza, allestita nel Polo fieristico di Lucca, le gigantografie delle 32 vittime del disastro e gli striscioni dell’associazione “Il Mondo che vorrei”, che riunisce i loro familiari. Donne e uomini che si battono per avere verità e giustizia, e che ascoltano in silenzio le richieste dei pm. Per loro parla Marco Piagentini, presidente dell’associazione. L’uomo che non è voluto morire, dopo essere rimasto ustionato nel 90% del corpo. L’immagine vivente di una tragedia che poteva e doveva essere evitata.
Le parole di Piagentini sono come pietre: “Ci aspettavamo richieste di condanne piuttosto pesanti visto il lavoro fatto dalla procura di Lucca, che ringraziamo. Però, purtroppo, siamo nello stesso tempo amareggiati, perché alcuni reati cadranno in prescrizione, vanificando tutti questi sforzi”. Ua prescrizione che scatterà a dicembre, se il processo di primo grado non sarà finito, per ipotesi di reato come le lesioni gravi e gravissime. Quelle ad esempio subite da Piagentini, che ha superato, e sopportato, più di 50 operazioni in anestesia generale.
Il Mondo che vorrei non si dimentica di Mauro Moretti, all’epoca padre padrone del gruppo Fs, sprezzante verso i familiari delle vittime e autoritario contro il ferroviere Riccardo Antonini, licenziato per il suo impegno di consulente dell’associazione. “Un’altra anomalia del nostro paese – fa notare Piagentini – è che Mauro Moretti, all’epoca ad delle Ferrovie, la cui richiesta di condanna è 16 anni, stamani era a ritirare un premio al Quirinale nella sua nuova veste di ad di Finmeccanica. Questa è una contrapposizione che può avvenire solo qui”.
A rappresentare l’Italia che non si arrende le 95mila pagine di pubblica accusa firmate dall’allora procuratore Aldo Cicala e dai pm Giuseppe Amodeo e Salvatore Giannino, supportati da investigatori della Polfer come Angelo Laurino, Paolo Cremonesi e Lorena La Spina, e dal ct della procura Paolo Toni. Un approfondito atto di accusa sulle scarsissime misure di sicurezza nella circolazione delle merci pericolose lungo le strade ferrate italiane. Verso i proprietari dei carri-cisterna, la multinazionale Gatx Rail e la controllata Officine Jungenthal di Hannover. Lì da dove partirono, nel 2008, le due “sale montate” – già crepate – che la Cima Riparazioni monterà pochi mesi dopo sul treno della strage.
Da quelle pagine, e dai risultati delle testimonianze, la conferma dei reati colposi contestati di disastro ferroviario, omicidio plurimo, incendio e lesioni gravi e gravissime. Con la richiesta di un milione di sanzione per Fs, Rfi, Trenitalia, Fs logistica, Gatx Rail Austria, Jungenthal e Gatx Rail Germania. Poi chiesti 9 anni di reclusione per Salvatore Andronico e Mario Castaldo (Trenitalia Cargo), Giovanni Costa e Giorgio Di Marco (Rfi); 5 anni per Calogero Di Venuta (Rfi Firenze); 6 anni e mezzo per Giuseppe Farneti (Rfi); 9 anni per Francesco Favi e Alvaro Fiumi (Rfi); 12 anni per Gilberto Galloni (ex ad Fs Logistica); 6 anni e 8 mesi per Uwe Kriebel (Jungenthal); 9 anni per Peter Linowski (Gatx Rail); 8 anni per Emilio Maestrini (Trenitalia); 10 anni per Johannes Mansbart (ad Gatx Rail Austria); 13 anni per Giulio Margarita (Rfi); 9 anni per Enzo Marzilli (Rfi); 8 anni e tre mesi per Roman Mayer (Gatx Rail Austria); 5 anni e mezzo per Angelo Pezzati (Rfi Firenze) e 8 anni per Paolo Pizzadini di Cima Riparazioni.