Chi mi racconta cosa abbiamo fatto ieri mattina?
«Siamo andati al Teatro in piazza di Sant’Ilario per incontrare Angela Nanetti».

Chi è Angela Nanetti?
«Una scrittrice per ragazzi che veniva da lontano. Prima di fare la scrittrice era una professoressa delle medie». «È venuta a incontrarci perché noi avevamo letto un suo libro: Mio nonno era un ciliegio». «È molto brava». «Lei è anche molto simpatica».

Cosa vi è piaciuto di più dell’incontro?
«Tutto. Perché era proprio come Me la aspettavo». «Per me invece è stato un po’ noioso perché si parlava e basta, si parlava solo». «Mi è piaciuto quando ci ha letto la lettera che aveva scritto quella bambina della prima media giapponese. Perché il suo libro è stato tradotto in più di venti lingue: anche in giapponese!». «A me è piaciuto quando ha fatto vedere le traduzioni dei suoi libri in altre lingue. Erano fantastici». «Io non pensavo che al mondo ci fossero tante lingue così». «A me è piaciuto il suo modo di parlare. Perché era tranquilla».

In questi mesi in classe abbiamo letto Mio nonno era un ciliegio. Vi è piaciuto? Mi riassumete di cosa parla?
«A me è piaciuto perché mi ha fatto venire in mente mio nonno. Anche lui è morto». «Parlava di quattro nonni. Due di città e due di campagna. Però quelli di campagna erano più simpatici». «Ottaviano assomigliava un po’ a mio nonno perché anche lui certe volte è un po’ ridicolo». «Dopo la nonna Teodolinda è morta. Poi è morto anche il nonno Ottaviano». «Loro però amavano delle cose. La nonna un’oca. Il nonno un ciliegio. Allora, anche quando sono morti, sembrava che loro erano rinati dentro il ciliegio e dentro l’oca. Cioè, non erano morti del tutto». «A me è dispiaciuto quando sono morti».

Chi racconta la storia?
«Angela Nanetti. Però fa finta di essere un bambino, non una bambina». «Il bambino si chiamava Tonino». «Noi il libro l’abbiamo inIziato più di un mese e mezzo fa e l’abbiamo concluso alcuni giorni fa». «Dopo Tonino si è arrampicato sul ciliegio come faceva suo nonno perché non voleva che lo buttassero giù per costruire la strada». «Io ho fatto i complimenti ad Angela perché il libro è scritto molto bene». «A me è piaciuto molto il nonno Ottaviano perché lui era molto diverso dal nonno e dalla nonna di città, poi saliva sugli alberi con Tonino e teneva in braccio l’oca Alfonsina e questa cosa di salire sugli alberi e tenere in braccio un’oca, per me, sono delle cose bellissime».

Che sentimenti avete provato leggendo il libro?
«Un po’ di commozione e di tristezza quando è morto il nonno Ottaviano e anche quando è morta la nonna Teodolinda. Mi sono venuti in mente i miei nonni di Calerno perché anche loro parlano sempre di quando abitavano in campagna e avevano l’orto e le galline. Però mia nonna Angela adesso è un po’ tecnologica, sa usare il cellulare e anche altre cose. Invece mio nonno Aldo non sa neanche come si pronuncia la parola cellulare».