Finalmente! Ci sono voluti 21 anni dalla richiesta che Legambiente avanzò con la prima edizione del Rapporto Ecomafie nel 1994.

Ieri ho provato la stessa soddisfazione del 13 giugno 2011. Quella sera festeggiavamo la vittoria ai referendum contro il nucleare e per l’acqua bene comune: un incubo dissolveva e una speranza si consolidava. Oggi si dissolve l’incubo che inquinatori e mafie possano spargere distruzione e morte impunemente, e si apre la speranza di salvaguardare la salute degli italiani.

Tutto è risolto, allora? Ovviamente no, ma è insensato non riconoscere che è stato fatto un grande passo in avanti, anche per l’Europa a cui l’Italia dà una indicazione inequivocabile di cosa occorre fare. C’è un punto incontrovertibile: sono nati cinque nuovi reati, disastro ed inquinamento ambientale, traffico di materiale radioattivo, omessa bonifica, impedimento del controllo. Fino ad oggi i magistrati, tranne che per il traffico illecito di rifiuti, dovevano arrampicarsi sugli specchi ed appoggiarsi ad altre fattispecie di reato, come il lancio di oggetto pericoloso o disastro innominato. Con efficacia molto discutibile, visto l’esito di tanti processi finiti nel nulla, dall’Eternit a Bussi e alla Marlane, solo per parlare degli ultimi sei mesi.

È una legge perfetta? Ovviamente no, ma quale legge lo è! Pensare che una legge con le sue tecnicalità possa risolvere i problemi sociali e culturali che stanno alla radice della distruzione dell’ambiente e dei danni alla salute delle persone, è un’illusione ed un errore. Ciò che conta sono i processi sociali che si mettono in campo, le sensibilità che si sollecitano, l’attenzione sociale che (come è successo per l’abusivismo ed i condoni) crea sostegno all’opera di magistratura e corpi di polizia, che ci garantisce il successo di una legge. E questo Legambiente ha fatto in questi lunghi anni, creando le condizioni perché la politica prendesse atto che gli ecoreati sono un problema rilevante, da risolvere. Sostenere, come fa Gianfranco Amendola, che la legge approvata è ispirata da Confindustria è una boutade poco digeribile, per altro offensiva nei confronti dei tre parlamentari che l’hanno promossa: Realacci (PD), Pellegrino (SEL), Micillo (M5S). Una boutade per il semplice fatto che Confindustria, in accordo con qualche forza politica trasversale, ha fatto di tutto per insabbiarla prima, rallentarla poi, ed infine depotenziarla. Senza riuscirci!

Ma soprattutto non è una legge di compromesso, questa è una legge schierata, senza se e senza ma, e sta da una parte sola: colpisce chi inquina. Certo l’applicazione concreta ci dirà quali formulazioni sono ancora imprecise, cosa c’è da migliorare. Ma non dimentichiamoci che in questo Parlamento, come dimostra la trappola tentata con l’air gun, i nemici della legge sono tanti e cercheranno di recuperare spazio per il libero gioco delle mani sporche con norme veicolate in altri disegni di legge. Occorrerà vigilare. Oggi, intanto festeggiamo insieme ad una buona legge, anche una vittoria della democrazia. In anni di decreti legge e voti di fiducia, in anni di delegittimazione dei corpi intermedi, ieri si è realizzato un bel capitolo di democrazia parlamentare e sociale. Una pressione costante dell’ambientalismo che ha posto con insistenza il problema. Tre disegni di legge di iniziativa parlamentare, a cui l’allora ministro dell’ambiente Andrea Orlando, dà sponda e gambe, per arrivare ad un ddl unico. Un passaggio a grande maggioranza alla Camera. Un iter lungo e faticoso al Senato, che comunque riesce a migliorare la legge. Una coalizione di 25 associazioni, guidate da Libera e Legambiente, che ha tenuto sotto pressione il Parlamento nell’ultimo miglio, riuscendo ad aggirare la trappola dell’air gun (che ci auguriamo venga immediatamente recuperato in altra misura legislativa), un rapido passaggio alla Camera ed un impegno dei ministri Galletti e Orlando e del premier Renzi, che viene rispettato e prima della sospensione dei lavori del Senato per le elezioni regionali, la legge è approvata! Oggi è un bel giorno ed abbiamo uno strumento in più per far rispettare i diritti del popolo inquinato.

* Presidente di Legambiente