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Forse non si aspettava nemmeno lui di regalare tanta felicità. Un bambino che al momento della trascrizione, come fosse un secondo sì dei suoi genitori, esulta con il pugno alzato. E quell’altro, di due anni e mezzo, che arrotola il certificato di nozze e ci guarda dentro come fosse un cannocchiale. Una festa che per Ignazio Marino è la prova, comunque finisca, di aver fatto il proprio dovere di sindaco. Delle proteste non si cura, e a dimettersi, come chiede il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, non ci pensa proprio.

Visto che questi atti saranno comunque annullati, cosa è stato il suo, un gesto simbolico o politico?

Non è un gesto simbolico, è il gesto di un sindaco che recepisce il pulsare della vita della sua città. La presenza di tutti questi bambini qui in Campidoglio dimostra che non stiamo parlando di vite astratte ma di vite in carne e ossa. Si può fare come con certe notizie che non vogliamo sentire, possiamo dire che di queste vite non ne vogliamo sapere, ma quel bambino che esulta con il pugno alzato o quell’altro che prende il certificato di trascrizione e lo usa come un cannocchiale è un gesto che dovrebbe essere di ispirazione spirituale per quei tanti politici o pseudopolitici che vivono in un secolo passato. Quel bambino di due anni e mezzo che guarda col cannocchiale verso il futuro, è il nostro futuro.

«Capisco l’atto politico ma io devo applicare la legge e annullare le trascrizioni», ha detto il prefetto Pecoraro. Quando avverrà, lei cosa farà?

Innanzitutto attendiamo che il prefetto faccia il suo percorso e vedremo come intende farlo. Il suo ruolo è importantissimo e naturalmente io lo rispetto. Non vorrei essere nei suoi panni ora, però, perché come rappresentante del governo ha davanti a sé una situazione molto difficile, con un presidente del consiglio che ha detto che a brevissimo ci sarà una legge per riconoscere i diritti di tutti e un ministro che dice di dover annullare questi atti. Quello che chiedo io è di essere presente quando annulla. Non so nemmeno come farà: metterà un timbro, barrerà con un segno rosso, o blu o nero? Voglio essere presente perché le persone capiscano che c’è un sindaco che sta dalla parte dell’amore e delle famiglie e altri che preferirebbero annullare queste famiglie e dichiarare che non esistono.

Dopo l’annullamento del prefetto, il sindaco di Udine ha detto che porterà gli atti davanti a un tribunale. Condivide questo modo di fare?

Vediamo cosa farà il prefetto di Roma, che forse non a caso si è preso il fine settimana per decidere prima di intervenire. Può darsi pure che deciderà di seguire l’indirizzo del capo del governo e quindi di riconoscere l’esistenza di queste coppie. Io ho profondo rispetto di ciò che il prefetto deciderà.

La mediazione tra Renzi e Alfano si ferma però ad un intervento del governo solo sulle civil partnership alla tedesca tra persone omosessuali. Affossando, di contro, il ddl già in discussione in commissione Giustizia del Senato che invece contiene anche la regolamentazione delle coppie di fatto. Come esponente del Pd, lei è d’accordo con questa scelta?

Sui diritti civili abbiamo un ritardo di circa quattro o cinque legislature. A quei bambini e a quei nonni che oggi erano lì e che vogliono vedere riconosciuta la loro esistenza di famiglia interessa poco se l’iter sarà quello di un ddl governativo o parlamentare. L’importante è che le loro vite vengano riconosciute. E io ringrazio Matteo Renzi che, senza nemmeno il dovere di farlo, ha deciso di dare così una smossa al parlamento. Poi, siamo in una repubblica parlamentare e spetterà al parlamento decidere il perimetro della legge.

Allora faccio la domanda più diretta: sul matrimonio gay i mal di pancia interni anche al Pd potrebbero essere risolti e l’accordo col Ncd possibile. Ma per le coppie non sposate siamo ancora in alto mare. Le sta bene?

Guardi, è chiaro che ognuno è schiavo sempre del proprio percorso personale. Io ho una formazione scientifica e le dico i numeri: in Italia le coppie di fatto eterosessuali sono un milione e mezzo. E’ evidente che il parlamento e il governo dovrà decidere se quel milione e mezzo ha diritto di cittadinanza oppure no.