Ieri, alla fine delle lezioni, è successa una cosa che non mi è piaciuta e di cui vorrei parlare insieme. Dunque, come sapete, prima di andare a casa dividiamo tra noi il pane e la frutta che non abbiamo mangiato a mensa. Ognuno prende un pezzo di pane e un frutto. Visto che Serena era rimasta da sola in aula e tutti gli altri alunni e alunne erano già in fila in corridoio, le ho detto che poteva portare a casa anche più di un frutto e di una pagnotta. Beh, e dopo? Vai avanti tu, Serena?

«E’ successo che… Sì, insomma, mi sono sbagliata. Perché dopo è tornato in aula Roberto, perché lui era già in fila in corridoio ma si era dimenticato di prendere il pane e il frutto e allora era tornato a prendere il pane e il frutto. Solo che…»

E Serena, quando Roberto ha chiesto un pezzo di pane e un frutto, le ha detto, tieni pure il tuo pezzo di pane e il tuo frutto, Roberto. E’ vero, Serena?

«No, mi sono sbagliata perché io non gli ho detto così. Io gli ho detto…. Io gli ho detto: “No, non te lo do, perché il maestro ha detto che tutto il pane e tutti i frutti sono miei e li porto a casa io”».

Bene, parliamo di questa cosa. Ringrazio prima di tutto Serena per averla raccontata, perché non è facile raccontare quando si fanno delle cose sbagliate. Delle cose sbagliate che riguardano proprio noi, voglio dire. E adesso vorrei un po’ sapere dagli altri cosa ne pensano di questa cosa che è successa ieri.

«Serena si è sbagliata, l’ha detto anche lei. Per me lo ha capito, che ha sbagliato, altrimenti non lo diceva». «E’ stata egoista». «Lei doveva dare anche due o tre pezzi di pane a Roberto, perché poi a lei ne rimanevano ancora». «Anche delle pere, delle banane, degli aranci o delle mele, poteva darci». «Poi lei non è stata gentile». «Per me Serena voleva tutto per sé e non è giusto». «Per me tu, maestro, gli avevi detto che poteva portarsi a casa tutto perché non sapevi che Roberto dopo tornava». «Per me lei doveva dividersi tutto quello che era rimasto con Roberto».

Allora, ieri, alla fine, ho detto: «Adesso tu, Serena, prendi solo il tuo pezzo di pane e un frutto. Uno solo. Come tutti i giorni. Come Roberto. Come tutti gli altri bambini». Non so, ho fatto bene o no?

«Sì, perché lei se lo è meritato». «Sì, perché così è più giusto». «Sì, perché così tutto è uguale, tutti siamo uguali e prendiamo tanta roba uguale da portare a casa». «Per me, Giuseppe, forse hai sbagliato perché dopo quel pane diventa secco e anche la frutta, diventa secca, meglio se la mangiava qualcuno e non la buttavamo via». «Ma guarda che poi la possiamo prendere oggi o domani, non la buttiamo via». «Sì, però, se dopo dobbiamo buttarla via, è meglio anche se prendiamo più di un frutto o un pezzo di pane». «E se per caso dopo uno non ha la merenda? Cosa mangia?» «Per me hai fatto bene a dirle così, Giuseppe. Perché lei voleva prendere troppa roba. La Serena, intendo». «Poi, secondo me, lei ha anche sbagliato perché suo padre non era contento, se Serena portava a casa troppo pane e troppa frutta. Perché dopo suo padre o suo madre potevano dirle:E dove l’hai presa, tutta quella roba? Perché ne hai presa così tanta? Ma noi non siamo mica dei morti di fame, Serena». «Anche per me, se poi ne portava a casa troppa, di roba, la Serena, dico, dopo suo padre e sua madre si offendevano, perché lei ne prendeva troppa. Perché loro poi vanno anche a lavorare e il pane e la frutta, un po’, se li vogliono anche comperare loro con i loro soldi, con i soldi del loro lavoro. Se invece glieli regalano sempre, dopo si possono offendere molto».