Venti impiegate dell’Igea hanno occupato l’altro ieri la galleria Villamarina dell’ex miniera di Monteponi per chiedere risposte sul futuro della società controllata dalla Regione Sardegna che, chiusi i pozzi in molte parti dell’isola, dovrebbe impiegare i minatori rimasti senza lavoro nella realizzazione delle bonifiche delle aree dove prima si estraeva carbone, piombo e zinco. La protesta durerà sino a che dalla giunta regionale arriveranno rassicurazioni su un programma di rilancio della società, fanno sapere le donne che assieme ai loro duecentocinquanta colleghi maschi, minatori e amministrativi, rivendicano anche il pagamento di sei mensilità arretrate. In un volantino minatrici e minatori denunciano «l’ennesimo venir meno agli impegni assunti da parte della Regione Sardegna, azionista unico dell’ azienda, di risolvere la grave crisi economica-finanziaria e strutturale che da oltre un anno affligge la società. L’occupazione, decisa di concerto con i sindacati confederali, ha lo scopo di pretendere che l’azionista pubblico, quanto prima, assuma le proprie responsabilità con atti concreti finalizzati al rilancio aziendale». «L’iniziativa di protesta da parte di noi donne – si legge ancora nel volantino – nasce dalla volontà di far emergere le difficoltà che quotidianamente si trovano ad affrontare come madri, compagne, mogli e lavoratrici. Per questo scendiamo per la prima volta nei pozzi». Nella galleria Villamarina ci sono anche le pompe che dalle vene nel sottosuolo immettono l’acqua nella rete idrica di Iglesias. I lavoratori le hanno bloccate, lasciando la città senza acqua per alcune ore.

E la protesta ha sortito un primo effetto. Ieri l’assessore regionale all’industria Maria Grazia Piras ha fatto sapere che la vertenza Igea sarà discussa in un incontro con i sindacati convocato per martedì prossimo, il 2 dicembre. «La Regione Sardegna, dall’insediamento della giunta Pigliaru sei mesi fa, è impegnata con tenacia – dice Piras – a disegnare un nuovo futuro per le lavoratrici e i lavoratori di Igea. Il nostro obiettivo è trasformare Igea in una società con costi e ricavi in equilibrio». «Sino a qualche mese fa – ricorda l’assessore all’industria – l’azienda era di fatto fallita, dissestata da una cattiva gestione che negli anni ha portato ad accumulare 24 milioni di debiti fino ad azzerare il capitale sociale. La nostra giunta, che ha ereditato una situazione disastrosa, ha fatto una scelta ben precisa: tenere in vita l’azienda e ridarle un ruolo».

«La Regione Sardegna – spiega Maria Grazia Piras – si è impegnata a garantire risorse adeguate nel bilancio 2015 che consentano di sostenere la procedura concordataria e la futura riorganizzazione societaria. Per raggiungere l’obiettivo, il nuovo commissario liquidatore appena nominato, Michele Caria, che sarà presto pienamente operativo, elaborerà un piano di concordato che porti l’azienda a un equilibrio finanziario. Il piano dovrà consentire a Igea di svolgere l’attività prevista: in primo luogo, la messa in sicurezza delle miniere e, progressivamente, anche le attività di bonifica».

Il risanamento di Igea, come condiviso con i sindacati, passa anche attraverso il percorso d’incentivo all’esodo che dovrà concludersi entro il 2014. «Intanto – spiega ancora l’assessore all’industria – andrà avanti l’analisi organizzativa per migliorare l’assetto complessivo della società con il coinvolgimento di nuovi tecnici e manager e il ricorso a percorsi di formazione e riqualificazione dei dipendenti. Assessorato e azienda stanno nel frattempo accelerando le procedure che rendano possibile il pagamento di lavori già effettuati per permettere a Igea di corrispondere le retribuzioni. Seguiamo con attenzione la protesta delle lavoratrici che occupano la miniera di Monteponi. Siamo con loro. Speriamo di trovare presto una soluzione». .