La birra greca ha vinto la sua prima battaglia. La tassazione dei piccoli produttori non verrà aumentata, come avrebbero voluto i creditori. Inizialmente, si era pensato di abolire il trattamento fiscale favorevole riservato ai proprietari di piccole industrie della birra, che versano circa metà imposte, rispetto ai grandi gruppi internazionali. Evidentemente c’è chi, tra i responsabili delle istituzioni creditrici, ritiene che si tratti di un trattamento di favore, che danneggia la libera concorrenza.

Ma gli stessi produttori (che non superano i 200.000 ettolitri all’anno), alcuni esponenti della sinistra, i Greci Indipendenti e l’opposizione, hanno sposato una tesi completamente opposta: questo sconto è stato introdotto nel 2003, con una direttiva dell’Unione europea, per favorire le piccole aziende che si trovano, spesso in zone economicamente disagiate, come ad esempio la Tracia, ai confini con la Turchia. Basti dire che la più grande azienda greca del settore è quattordici volte più piccola rispetto alle multinazionali della birra, ed è comprensibile quindi che sia quasi impossibile competere senza un qualche sostegno. Pagare più tasse equivarrebbe a dire che la maggior parte degli stabilimenti per la produzione artigianale o semi-industriale della birra rischierebbero di chiudere.

Per tutti questi motivi, alla fine, il governo guidato da Alexis Tsipras, ha deciso di non approvare l’aumento e di cercare di reperire i 3,2 milioni di euro di introiti previsti, da altre fonti. Tutto sommato, come si legge su molti siti di notizie greci, non è una cifra così astronomica, basterebbe, forse, risparmiare sulle bollette dei vari ministeri.

È la prima, piccola «rivolta» contro la strategia neoliberista che continuano ad applicare la Commissione europea, la Bce, il Fondo Monetario Internazionale ed il Meccanismo Europeo di Stabilità.

Un colpo che è potuto andare a segno grazie anche al fatto che l’aumento della tassazione sulla birra non era esplicitamente compresa nel compromesso che il governo greco è stato praticamente obbligato a firmare in agosto. Bisognerà vedere, ora, cosa succederà con il «dossier Tsipouro», la grappa greca e quello della Tsikoudià, la tipica grappa cretese. Secondo la «nuova Troika», la tassazione agevolata dei produttori (ridotta del 50% rispetto alle altre bevande alcooliche) viola i regolamenti comunitari e potrebbe, quindi, essere considerata un famigerato «aiuto di stato».

Nel mirino ci sono anche gli agricoltori e coltivatori che producono grappa solo occasionalmente, per cui è prevista una tassa ancora più ridotta. Bruxelles non intende fare eccezioni ma molti commentatori greci sottolineano che in questo modo non si farà altro che aumentare le vendite non dichiarate di superalcolici.

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