Riunione d’emergenza lunedì sera a Londra al capezzale dell’economia della Libia. La riunione, co-presieduta dal ministro Paolo Gentiloni e dal collega britannico Boris Johnson, presente il segretario di Stato Usa John Kerry, rappresentanti della Banca Mondiale e del Fmi, non sembra però aver partorito risultati concreti, se non quello di smussare le critiche al vetriolo del governatore della banca centrale libica (con sede provvisoria a Malta) Sadiq al Kabir (il cui mandato è scaduto a settembre ma che il governo di Baida fedele al generale Haftar si rifiuta di sostituire) verso il premier di Tripoli Serraj, accusato di non essere in grado di salvare il paese dal collasso.

Il ministro ospite Boris Johnson, al termine dell’incontro, è stato l’unico a fare una dichiarazione: «È ora indispensabile – ha detto – che il governo di accordo nazionale (di Serraj) faccia rapidi progressi per garantire servizi essenziali come la fornitura di luce elettrica e di liquidità bancaria». La scorsa settimana ci sono stati disordini a Tripoli per le lunghe file agli sportelli. L’inflazione è al 31% e il dinaro al mercato nero è scambiato a cinque sul dollaro.