Massima allerta, in Ecuador, dopo la scoperta di un tentativo di golpe, denunciato dal governo. «Il modello – dice al manifesto Juan Meriguet – è quello del golpe blando, il golpe morbido che è stato progettato anche in Venezuela e che vorrebbe portare a risultati come quelli che abbiamo visto sei anni fa in Honduras con la deposizione militare del presidente legittimo, Manuel Zelaya o di Fernando Lugo in Paraguay». Come nel golpe progettato in Venezuela e sventato qualche mese fa, erano già pronti proclami da pubblicare sui giornali di opposizione. A tessere le trame, uomini politici delle destre «legati alla Cia e alle sue agenzie come l’Usaid, e due colonnelli, uno dei quali in pensione, Mario Pazmino, ex capo dell’intelligence militare, e un altro, César Carrion, che dirigeva l’ospedale della polizia nel quale il presidente Rafael Correa venne sequestrato per ore nel 2010. In prima fila, il deputato Andrés Paez».

In questo caso, tutto si è messo in moto con le proteste dell’opposizione, scoppiate quando il presidente Rafael Correa ha annunciato di aver proposto al parlamento «un testo di legge per tassare i profitti e l’eredità delle grandi fortune». I golpisti prevedevano «di accerchiare il palazzo del governo e di bloccare gli aeroporti di Guayaquil e Quito, città governate dall’opposizione, facendo confluire due diverse manifestazioni: quella evidentemente capitanata dall’oligarchia e un’altra che avrebbe dovuto assumere sembianze più larghe, anche di sinistra. Infatti, una delle persone coinvolte appartiene a un settore indigeno legato alla Conaie, e prima di tutto alla Cia». Però – chiediamo a Meriguet – esiste davvero un’opposizione che vi contesta dall’ estrema sinistra… «Nell’arco di forze che appoggia la coalizione Alianza Pais – risponde – vi sono molte componenti marxiste-leniniste e di estrema sinistra, ma è una dialettica tutta interna al cambiamento che si è messo in moto con la revolucion ciudadana. Esiste poi una piccola componente dogmatica che avanza rivendicazioni corporative e che scende in piazza con l’oligarchia, senza tener conto che la rivoluzione è un processo, si costruisce ogni giorno e con una rappresentanza vera». Correa stesso – chiediamo ancora – ha però detto che in Ecuador il 2% possiede oltre il 90% delle risorse del paese. Perché è ancora così? «Abbiamo realizzato grandi cose. Abbiamo riconquistato la sovranità piena, rinegoziando il debito con le grandi istituzioni internazionali. Vedete quel che invece sta accadendo in Grecia. Abbiamo chiuso le basi militari Usa, stiamo costruendo un sistema di più equa ridistribuzione».

Qualora non fossero riusciti a far cadere il governo, i golpisti avrebbero dovuto comunque provocare il caos per far fallire la visita di papa Bergoglio, prevista per dopodomani: «Papa Francesco – spiega Juan – apprezza molto le idee economiche di Correa, lo ha invitato alla discussione ristretta sull’Enciclica Laudato si’ sull’ambiente. La nostra costituzione è l’unica al mondo che contempla i diritti della natura, intesa come soggetto».
Ieri, i sostenitori di Correa hanno deciso di farsi sentire, e sono tornati in piazza a migliaia: «I contestatori – dice ancora Meriguet hanno pieno diritto di manifestare pacificamente. Sospendendo il testo di legge e invitando tutta la società al dialogo, il presidente ha riconosciuto che dobbiamo fare un passo indietro. Ma non lasceremo che il popolo torni a subire il neoliberismo».