Nei tagli al sistema sanitario nazionale per 10 miliardi in tre anni è prevista una rimodulazione delle prestazioni e degli esami come la Tac o la risonanza magnetica. Il provvedimento interverrà su 180 prestazioni specialistiche ambulatoriali ed è attualmente in bozze. Saranno coinvolti anche i settori dell’odontoiatria, della genetica, dell’allergologia, la dialisi e prestazioni di medicina nucleare. I tagli, o «risparmi» come dice la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, restringeranno i destinatari delle prestazioni diagnostiche, ma non di quelle specialistiche. Il 20 per cento delle prestazioni entrate nel mirino dell’austerità sono quelle odontoiatriche: le cure dentistiche ospedaliere saranno erogate in particolare ai minori fino a 14 anni, vulnerabili per motivi sanitari o per motivi sociali; alle regioni è lasciato il compito di fissare le soglie di reddito o di Isee che definiscono i criteri della vulnerabilità sociale. Per il ministero della Salute si tratta di un’omogeneizzazione dei criteri esistenti. Prevista anche una stretta sui test genetici. Sono prestazioni molto onerose eseguite una sola volta nella vita. Dall’entrata in vigore del provvedimento non sarà più possibile prescriverle per una mappatura del genoma o per fini di ricerca.

All’attenzione della «spending review» ci sono 53 prestazioni di questo tipo (il 30%) di cui sarà comunicato l’elenco completo. Oltre alla ridefinizione di alcuni test allergologici e i vaccini, prescritti solo dopo una visita specialistica, la bozza di decreto ministeriale si sofferma sugli esami di laboratorio. La bozza prevede che, in mancanza di “qualsiasi fattore di rischio” come la familiarità, l’ipertensione, l’obesità, il diabete, le cardiopatie e le iperlipenie, le analisi per il colesterolo e i trigliceridi andranno ripetute ogni cinque anni. Nel mirino della spending review c’è la proliferazione «inappropriata» delle prestazioni «a basso costo». La bozza specifica che il loro importo è «spesso già coperto dall’assistito non esente con il ticket». Per l’erogazione delle Tac e della Rmn saranno stabilite condizioni di erogabilità seguendo un punteggio da zero a dieci stabilito in base a un livello di appropriatezza stabilito da una documentazione scientifica nazionale e internazionale. Si tratta di nove prestazioni. Il ministero ritiene che questa definizione dei livelli di appropriatezza contribuirà a diminuire le liste di attesa. Quanto alla dialisi si interverrà su due prestazioni riservate alle metodiche dialitiche di base, domiciliari e ad assistenza limitata, appropriate solo per pazienti che non presentano complicanze da intolleranza al trattamento e non necessitano di correzione metabolica intensa. Saranno definite condizioni di erogabilità e indicazioni prioritarie legate a patologie gravi di tipo neoplastico nell’ambito delle prestazioni di medicina nucleare.

L’intervento di «razionalizzazione» più cospicuo riguarda la «medicina difensiva» che all’Ssn costa 13 miliardi di euro all’anno. In un dossier della Commissione consultiva per le problematiche sulla medicina difensiva e sulla responsabilità professionale che sarà incluso nel testo unico di legge in discussione alla Commissione Affari Sociali della Camera viene stabilito che sarà il paziente a dovere provare di avere subito un danno dal medico, e non più al medico l’onere di discolparsi da un’eventuale contestazione. Il governo intende accorciare i termini della prescrizione dell’azione risarcitoria da 10 a 5 anni e vuole sollevare i medici dalla responsabilità lieve, mentre sarebbe confermata la sua perseguibilità in caso di dolo o di colpa grave. Sarà inoltre rafforzata l’obbligatorietà dell’assicurazione delle strutture ospedaliere, l’accertamento tecnico preventivo e la conciliazione preventiva obbligatoria. Un modo per risparmiare sui risarcimenti imposti dalle cause all’Ssn.

Per le organizzazioni di categoria questi provvedimenti discreditano i medici davanti ai cittadini che dovranno pagare gli accertamenti che non potranno essere più prescritti, pena il taglio dello stipendio. Carlo Palermo, vice segretario nazionale Anaao Assomed, critica «la penalizzazione dei medici sui percorsi diagnostico terapeutici. Esistono evidenze scientifiche che dimostrano l’inutilità di questi provvedimenti. Non si può determinare per decreto, attraverso percorsi burocratici, questioni estremamente delicate che attengono alla cultura professionale e all’etica medica». «Non si possono fare pagare i cittadini – sostiene il segretario della Fp Cgil Medici, Massimo Cozza – non sempre possono essere in grado di capire che la prestazione è inappropriata. Così come non va bene che i medici siano sanzionati, un paradosso dopo sei anni di blocco contrattuale». Per Tonino Aceti, presidente del Tribunale per i diritti del malato- cittadinanzattiva – i pazienti «Non solo avranno meno prestazioni ma anche minori tutele giuridiche nei casi di malasanità». Per Aceti, la proposta della ministra è «irricevibile» e annuncia che «entro settembre» il Tribunale per i diritti del malato presenterà una proposta e organizzerà una mobilitazione. Bocciate anche le norme sull’inappropriatezza: «Non viene affrontato il nodo delle liste di attesa interminabili, anche di oltre un anno – sostiene Aceti – Questa agli occhi dei cittadini è la peggiore forma di inappropriatezza vissuta ogni giorno sulla propria pelle».