Ieri mattina, nel bel mezzo delle dimissioni di Varoufakis e le speculazioni sugli incontri europei e della Bce, è arrivata la notizia di una richiesta immediata di colloquio da parte di Putin nei confronti di Tsipras. Il panico in Europa è durato pochi minuti, ma deve aver fatto sobbalzare sulla sedia più di un leader europeo.

A quanto pare, invece, sarebbe stato Tsipras ad interrompere la sua riunione con i partiti politici greci, per telefonare a Putin e aggiornarlo su quanto stava accadendo. Secondo il resoconto scarno delle agenzie, il presidente russo avrebbe discusso con Tsipras del risultato del referendum di ieri ed «espresso sostegno per i greci che devono superare le difficoltà che il paese si trova ora davanti».

Putin e Tsipras avrebbero anche discusso «di alcune questioni relative all’ulteriore sviluppo della cooperazione fra Russia e Grecia». La telefonata conferma alcune dinamiche piuttosto note.

Il legame tra Russia e Grecia in fatto di energia e non solo, c’è ed è una potenziale strategia di gestione della crisi da parte di Atene. Posto che alla Russia interessi esporsi in modo dirompente.

Nei giorni che hanno preceduto il referendum greco, il Cremlino aveva specificato di essere disposto ad aiutare la Grecia, qualora fosse Atene stessa a richiederlo. Putin di sicuro gongola a vedere in difficoltà quei paesi europei schierati contro Mosca per la crisi ucraina e potrebbe non essere così remota la possibilità di un tentativo da parte della Russia, di attrarre la Grecia verso il polo che attualmente vede Mosca e Pechino in prima linea. Un fattore che potrebbe rallentare un’eventuale e più aperta esposizione russa al riguardo è determinato proprio dall’atteggiamento cinese.

Alla notizia del referendum le borse di Shanghai e Shenzhen, per quanto controllate e parzialmente al riparo da speculazioni, sono crollate. Il fatto è che i piccoli azionisti cinesi, la maggioranza in Cina, sono poco fiduciosi della «politica» e si sono spaventati di fronte alla crisi greca. Al di là di questo, Pechino nei confronti di Atene ha tenuto un atteggiamento prudente.

La Cina ha una posizione molto chiara in politica estera: la non ingerenza negli affari interni; in secondo luogo la Cina ha tutto l’interesse, al momento, perché l’Europa non soffra una crisi che potrebbe mettere in discussione la stabilità finanziaria dell’euro.

Pechino tifa per una soluzione della crisi, finendo per spingere anche Mosca verso posizioni più morbide. Ma è altresì chiaro che invece – strategicamente – Cina e Russia stanno insistendo molto sulla teoria multipolare e potrebbero infine decidere di irretire anche la Grecia (ad esempio nei Brics).

In quel caso Atene potrebbe incontrare condizioni differenti (migliori) rispetto a quelle della troika, ma pur sempre all’interno di logiche di potenza da parte di Russia e Cina.