Oggi si gioca tutto, ma l’esito sembra già deciso. Per il M5S l’elezione del presidente della Repubblica rischia di rappresentare una sconfitta e l’ennesimo motivo di divisione interna. L’appello fatto ieri da Matteo Renzi ai partiti perché superino le resistenze e votino Sergio Mattarella ha infatti reso improvvisamente inutili tutte le mosse messe in campo finora dal M5S, che adesso rischia di apparire ancora una volta come una forza incapace di influire sulle scelte politiche del Paese. «Troppe strategie inutili», è l’accusa che circolava ieri sera tra i parlamentari pentastellati in procinto di dare inizio a una riunione notturna convocata proprio per decidere che fare in occasione della quarta votazione che comincerà alle 9,30 di oggi.
Fino a quando Renzi non si è fatto avanti, la parola d’ordine per i grillini era una sola: votare Mattarella solo alla quinta chiamata, quando le schede del M5S sarebbero risultate decisive per salvare Renzi rivendicando poi di aver portato sul Colle una personalità di spessore. Un ragionamento reso concreto dalla speranza di vedere stamattina Mattarella mancare l’elezione per una manciata di voti, abbastanza per mettere in crisi Renzi ma non tanti da provocare una marcia indietro da parte dell’ex ministro. E per qualche ora la possibilità è stata resa più concreta dalle voci che circolavano a Montecitorio sull’esistenza di possibili franchi tiratori nella sinistra Pd. Salvo poi crollare come un castello di carte alla luce dei nuovi avvenimenti, tali da obbligare i grillini a un repentino cambio di rotta. «Abbiamo una riunione alle 21 per confrontarci sulla possibilità di lanciare al volo nuove quirinarie sul web sui nomi emersi durante le votazioni. Stasera (ieri sera, ndr) decideremo la nostra strategia per domani. Per il momento il nostro candidato rimane Imposimato», spiegava ieri sera davanti Montecitorio il senatore Michele Giarrusso.
I nervi nel movimento sono a fior di pelle. E per più di un motivo. In discussione ci sarebbero tutte le scelte messe in campo dai vertici e che, a conti fatti, risulterebbero sbagliate. A partire dall’idea di appoggiare Romano Prodi sperando di dividere il Pd. «Comunque – spiega chi è vicino ai vertici – un risultato è stato raggiunto: la lettera inviata da Grillo e Casaleggio ai parlamentari democratici chiedendo di esprimere una preferenza, ha costretto Renzi a fare il nome di Mattarella che, ammettiamolo, oggi come oggi è quanto di meglio possa passare il convento».
A spingere per il Professore è stato soprattutto Casaleggio, ma la scelta non è stata digerita da molti parlamentari che avrebbero preferito schierarsi subito a favore di Mattarella. E il conflitto tra i gruppi e la Casaleggio associati sarebbe ormai quotidiano, al punto che anche il direttorio sarebbe ormai considerato superato da una pattuglia di falchi ben radicati nei territori: Lazio, Campania e Veneto in particolare. «Beppe ha capito tutto, è Casaleggio il problema. E’ lui che punta a fare lo stratega», confidava ieri sera un deputato all’agenzia Adnkronos.
La giornata di ieri è chiaro esempio della confusione che regna del Movimento. Per un po’ si è pensato che i grillini fossero pronti a votare Mattarella alla terza votazione, cosa che avrebbe costretto il Pd ad uscire allo scoperto. Poi un post apparso sul blog di Grillo in cui si accusa Mattarella di aver negato quando era ministro della difesa la presenza di uranio impoverito nei proiettili usati dalla Nato in Kosovo e nei Balcani, sembra bruciare definitivamente la candidatura. E i grillini annunciano l’intenzione di continuare a votare Imposimato, il candidato di bandiera che infatti continua a raccogliere tutti i voti del movimento. Senza però per questo chiudere definitivamente la porta a un eventuale ripensamento. Cosa che oggi appare difficilmente praticabile.