Non è successo niente. Quando ormai siamo entrati nel quinto mese dall’inizio della crisi sismica che ha devastato l’Appennino a cavallo tra Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo, l’emergenza è ancora in corso, e tutte le questioni fondamentali restano aperte: dalla ricostruzione alle casette di legno, passando per la sistemazione degli sfollati e i provvedimenti di natura economica, che nel decreto terremoto erano quasi interamente demandati a dei futuri provvedimenti attuativi da parte del Mef.

Proprio sul fronte dei coltivatori, la questione sta cominciando a farsi davvero pesante, anche perché si tratta del principale comparto economico del vasto territorio colpito dal sisma. Coldiretti, dopo aver lanciato l’allarme nei giorni scorsi, fornisce un dato che è tutto un programma: «Stimiamo che sia stato realizzato appena il 15% delle strutture di protezione degli animali». Il problema sarebbe di ordine burocratico: «Bisogna alleggerire il percorso per l’arrivo delle strutture, risolvendo al contempo i problemi dell’allaccio dell’energia elettrica e dell’acqua, senza le quali le stalle montate non possono ospitare gli animali».

Sul tema sono intervenuti anche il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi e la deputata civatiana Beatrice Brignone, entrambi concordi nel definire «allo stremo» gli allevatori.

Nella giornata di ieri, a Norcia, è stato inaugurato il terzo blocco abitativo, un container collettivo in grado di ospitare una quarantina di persone, realizzato con il contributo del Genio pionieri dell’esercito. La struttura va ad aggiungersi agli altri due blocchi aperti in fretta e furia prima di Natale a Camerino e ancora in Umbria. Sul punto si procede a macchia di leopardo, e se appare confermata la previsione del commissario Vasco Errani sulla realizzazione delle casette di legno tra Arquata del Tronto, Accumoli e Amatrice (ad aprile la consegna), desta qualche preoccupazione la situazione nel maceratese, dove non ci sono date certe ma continuano a circolare voci su un colossale slittamento dei tempi, forse addirittura fino all’estate inoltrata. Errani in proposito è stato assai vago: «Per il terremoto del 30 ottobre stiamo adesso realizzando il fabbisogno», ha detto all’inizio dell’anno.

L’ultimo report della protezione civile sul numero degli sfollati è stato diffuso il giorno dell’Epifania: le persone assistite sono 11.222, delle quali 7.244 nelle Marche, 2.387 in Umbria, 585 nel Lazio e 1.006 in Umbria. Di queste, 8.997 sono ancora negli alberghi della costa adriatica e del lago Trasimeno. Altri 900 invece sono stati alloggiati nei moduli e negli appartamenti realizzati in occasione dei terremoti del passato e 300 hanno trovato accoglienza nei container. Gli ultimi mille, dal canto loro, continuano a vivere nei palazzetti e nelle strutture allestite dai vari comuni. Emblematica la situazione di Visso, dove una trentina di persone ha messo su una specie di villaggio di roulotte, con i servizi in comune realizzati nell’impianto sportivo del paese: bagni, docce, cucina. «Lo Stato ci ha abbandonati», questo il grido dei residenti affidato alle cronache locali.

Per il resto, «gli altri» sono un numero incalcolabile, tra chi ha provveduto a trovare alloggio da parenti o amici e chi ha richiesto il contributo per l’autonoma sistemazione. Qui arrivano anche le situazioni più pesanti, che riguardano il costo degli affitti che, secondo diverse testimonianze, sarebbe aumentato a dismisura in un drammatico esempio di speculazione sul terremoto. Inoltre cominciano a farsi sentire anche le associazioni degli albergatori, che vorrebbero mandare via i terremotati entro la primavera, non volendo rinunciare ai ben più remunerativi turisti della stagione estiva.