Tino, 59 anni artigiano di Pozzolo Formigaro, ha ancora il ghiaccio sul braccio gonfio. «Ero davanti nel cordone per impedire gli espropri. Nella mattinata avevo fatto il pieno di lacrimogeni nel bosco di Moriassi. Alla Crenna, intorno all’una e trenta, la situazione è degenerata ancora una volta. È partita la carica delle forze dell’ordine. Dura, violenta. Un agente mi ha tenuto per un braccio, mentre un altro poliziotto ha sferrato contro di me una manganellata».

In serata, appena dimesso dall’ospedale di Novi Ligure, Tino si è precipitato all’assemblea dei comitati No Tav alla Crenna, frazione di Serravalle Scrivia. Contuso ma con il sorriso: «Abbiamo resistito, senza lanciare una pietra. Si è visto bene chi sono i violenti».

Ieri, è stata una delle giornate a più alta tensione nella lotta contro il Terzo Valico, la linea ad alta velocità tra Genova e Rivalta Scrivia (Alessandria), in direzione Milano, che dovrebbe attraversare le valli piemontesi Lemme e Scrivia, 53 chilometri di cui 37 in galleria.

I No Tav si sono dati appuntamento all’alba a Libarna, un tempo città romana posizionata lungo la via Postumia e ora piccola località nel comune di Serravalle. Sono arrivati in tanti: alessandrini, genovesi e torinesi. Qui, il Cociv, il general contractor del Terzo Valico, ha tentato nuovamente di effettuare le immissioni in possesso nelle aree da espropriare indicate nel progetto. Stesso intento ad Arquata Scrivia e a Pozzolo Formigaro. In tutto 9 espropri propedeutici all’opera, contestati dal movimento anche per presunte irregolarità.

Le forze dell’ordine, carabinieri e polizia, sono arrivate numerose e in assetto antisommossa. A Libarna, dopo una breve marcia dei manifestanti, c’è stata una prima contrapposizione tra le parti, con i No Tav decisi ad ostacolare le operazioni. La situazione si surriscaldata a Morassi, tra Arquata e Serravalle. «Abbiamo formato una catena umana davanti alle forze dell’ordine. Eravamo tutti a volto scoperto, determinati a impedire l’ennesimo sopruso. È partita la prima carica. Una nube di gas, hanno sparato lacrimogeni a ripetizione».

Una scena mai vista in Valle Scrivia», spiegano i manifestanti, che tra i boschi avevano costruito barricate con rami e tronchi. «Hanno offerto ai proprietari fino a cinque volte il prezzo di mercato dei loro terreni e delle loro case per raggiungere un accordo bonario – accusano i No Tav – e, si badi bene, lo hanno fatto con soldi pubblici che dovrebbero essere utilizzati per scopi più nobili». Alla Crenna, nel primo pomeriggio, e successivamente alla Casa gialla di Arquata, si è ripetuto lo stesso copione, con qualche manganellata in più.

In tutto quattro attivisti contusi e altri intossicati dai gas Cs, regolarmente in dotazione alle forze dell’ordine italiane ma vietatissimi in guerra. I tecnici del Cociv si sono limitati a fotografare l’area, senza entrare nelle proprietà. Solo a Pozzolo, l’ultima tappa, dove la provinciale per Tortona è stata chiusa per rallentare l’afflusso di No Tav, l’esproprio è riuscito senza tensioni.

«Nonostante gli scontri – racconta Claudio Sanita, comitato di Arquata – noi abbiamo resistito. Lo abbiamo fatto pacificamente. Il Cociv sostiene di aver effettuato tutte le immissioni di possesso e aver completato gli espropri. Ma non è vero, non sono validi. I tecnici, tranne a Pozzolo, non sono mai entrati nei terreni. Una pratica non regolare, per questo attraverso i nostri avvocati ricorreremo alle vie legali».

Sulla stessa lunghezza d’onda il Movimento 5 Stelle, con il senatore Scibona, i consiglieri regionali Frediani e Mighetti e il consigliere di Novi Gallo: «È impensabile effettuare una procedura del genere limitandosi a fotografare un’abitazione o un terreno a diversi metri di distanza senza effettuare un adeguato sopralluogo. Purtroppo la legalità non è mai stata il tratto distintivo di questo progetto».

Solidarietà ai manifestanti dal Prc con il segretario Ferrero; alle forze dell’ordine e ai tecnici, invece, dai senatori Pd Borioli, Fornaro ed Esposito. «È stata una giornata dura, ma per noi straordinaria – conclude Sanita – la nostra è nata come lotta popolare e continua a esserlo». Domenica sera ad Arquata Scrivia fiaccolata per le vie del paese.