Funerali in forma privata ieri a Casalnuovo, dove è tornata la bara con le spoglie di Tiziana, la trentunenne che si è tolta la vita martedì scorso. Era andata via, ospite di parenti a Mugnano, per sfuggire alla pressione e agli insulti: suoi conoscenti avevano diffuso in rete video in cui faceva sesso. Aveva provato un anno fa a bloccarne la diffusione per vie legali ma il pm Alessandro Milita rifiutò il sequestro del sito perché i filmati erano già stati visti 200mila volte: secondo il pm la misura sarebbe stata inutile. «Si sono accaniti contro di lei, ridatele la dignità, non meritava tutto questo. Basta con la gogna mediatica», ha dichiarato la madre ieri ai giornalisti, che sono stati tenuti fuori dalla cerimonia.

L’immagine della ragazza ha continuato a rimbalzare sulle testate, nonostante avesse combattuto per mesi per cercare di ottenere il rispetto della privacy, fino a cambiare cognome.

Palloncini bianchi e un lungo applauso: così l’ha salutata la folla all’esterno della chiesa di San Giacomo Apostolo.

Il procuratore aggiunto di Napoli ha iscritto quattro persone nel registro degli indagati per diffamazione: contro di loro Tiziana presentò querela perché responsabili della diffusione senza autorizzazione dei video. Li avevano avuti da lei tramite whatsapp ed erano diventati subito virali, esponendo la trentunenne (con il suo nome e cognome) agli insulti in rete.

A ottobre 2015 la procura aprì un fascicolo anche per l’ipotesi di reato di violazione della privacy, ma il pm non ritenne ci fosse stato da parte della ragazza un esplicito divieto all’utilizzo delle immagini. In corso un procedimento anche nella procura di Napoli Nord per istigazione al suicidio.

La regione Campania ha deciso ieri di istituire un fondo per chi subisce violazioni della privacy sul web.