«La leadership di Renzi oggi può essere battuta. Un’alternativa ci può essere. Ma non è una partita che si gioca tutta all’interno del Pd così com’è oggi. Questa sfida la si può vincere soltanto se si allarga il campo di gioco». La proposta è del senatore Walter Tocci, uomo «del No» e critico rigoroso della stagione renziana. Rimbalza da qualche giorno, in versione di bozza di ragionamento, nelle mail dei «compagni» in via informale. È venuta allo scoperto giovedì a Roma durante la presentazione del libro «Rivoluzione socialista» di Enrico Rossi davanti a un folto gruppo di democratici romani. Tutti ormai convintamente antirenziani.

Un passo indietro: il libro è il programma con cui il presidente toscano si candida a segretario del Pd; ma se la situazione precipitasse verso il voto «correrò anche da candidato premier», ha spiegato senza giri di parole. Nell’occasione Tocci ha pronunciato grandi elogi alla proposta di ritorno al socialismo di Rossi. E ha esposto con discrezione la sua proposta, sulla falsa riga della «coalizione civica» che aveva lanciato a Roma per il Campidoglio, ricevendo una porta in faccia dal Pd romano. Stavolta la scala è nazionale. Si parte da un programma politico decisamente declinato al sociale e alle redistribuzione, «non un discorso da minoranza ma da grande forza di governo». «Dopo una sconfitta ci stiamo preparando a un voto decisivo che può avere esiti molto preoccupanti», è l’incipit, «Al punto di difficoltà in cui siamo, piuttosto che arrenderci a questa coazione alla sconfitta, neppure noi che abbiamo svolto una critica possiamo dire ’avevamo ragione’. Anche noi dobbiamo metterci in gioco». In concreto: «Dobbiamo uscire dalla contrapposizione Renzi-minoranze, dobbiamo riportare il dibattito alle questioni di fondo. Uscire dall’isolamento che Renzi ha costruito intorno al Pd, politico e sociale; e anche empatico. Lavorare tutti insieme non a una conta congressuale, ma a allargare il campo per riconciliare il Pd con quello che c’è intorno al centrosinistra. Qui si può costruire una sfida alla leadership».

L’ottimo sarebbe «ripetere con un segno diverso l’operazione che ha fatto Renzi nel 2013, quando ha vinto la leadership aprendo il Pd, chiamando nell’agone aspettative, ambienti, elettori che non erano nel Pd. Ma questo», è l’avviso finale, « richiede una messa in discussione di tutti noi».

E qui arrivano i dolori. Le minoranze democratiche si preparando ai prossimi appuntamenti in confusa e disordinata separatezza, Ed è chiaro che in assenza di una regia comune, qualsiasi sfida a Renzi è velleitaria. Roberto Speranza prosegue il suo giro per l’Italia in vista del congresso. Altrettanto fa Enrico Rossi. Entrambi oggi – ma non Tocci – saranno all’assemblea dei comitati del No di Massimo D’Alema, che stamattina nella storica sede del Pci romano di via dei Frentani (ora è un centro congressi) si trasformeranno in «comitati del nuovo centrosinistra» e partiranno lancia in resta per battere Renzi. L’ex premier, che farà le conclusioni, sente spesso Speranza. Ma anche Rossi è della sua «famiglia» di ex Pd. Così come il quotatissimo ministro Andrea Orlando, vicino a sua volta anche all’ex presidente della Repubblica Napolitano. Orlando è papabile per le primarie, anzi è l’unico che potrebbe ricevere il risolutivo appoggio dei centristi del Pd.
Riuscirà l’ex premier a mettere insieme le anime concorrenti contro l’avversario comune? Pietro Folena, vicino a Rossi ma soprattutto tornato a fianco di D’Alema nei comitati del No, è sicuro che si può fare. «Dobbiamo creare un network aperto che incroci la ricerca di una nuova identità socialista, un neosocialismo lontano dal moderatismo di questi anni,il campo di chi è convinto che il lavoro, la giustizia sociale e l’inclusione siano il nuovo glossario democratico.

Per scendere dalla teoria al ground zero della manovra politca, tutto dipende dalla data del voto e dalla legge elettorale con cui si andrà a votare. Qualcosa di più si capirà dai toni della rentrée di Matteo Renzi oggi pomeriggio a Rimini all’assemblea degli amministratori. Quella dalemiana per ora è una centrale di iniziativa antirenziana. Ma in caso di legge proporzionale potrebbe sfociare in un partito che raduni gli orfani del centrosinistra e del Pd ante-Leopolda. O viceversa trasformarsi in una «massa critica» che entri a gamba tesa nelle primarie del Pd, quelle per la premiership in caso di voto anticipato, quelle per la segreteria in caso contrario.