Yahoo Japan, una delle aziende leader in Giappone nel settore IT, starebbe pensando di adottare la settimana corta per tutti i suoi 5800 dipendenti. Una mossa rivoluzionaria in un Paese in cui la cultura aziendale dominante — anche nel settore della e-economy — impone la permanenza del dipendente ad oltranza sul posto di lavoro, anche a costo di una minore produttività.

L’obiettivo di Yahoo, divisione del colosso delle telecomunicazioni Softbank del “Bill Gates” del Sol Levante Masayoshi Son, è di permettere ai dipendenti di trascorrere un giorno in più alla settimana con la propria famiglia. In questo modo Yahoo Japan cerca di mettere un freno alla fuga di manodopera specializzata.

Il sistema dovrebbe entrare a regime entro i prossimi 3-4 anni e porterà a una riforma radicale dello stile lavorativo dell’azienda, incentrato sul benessere dei lavoratori. Secondo Kentaro Kawabe, vicepresidente esecutivo dell’azienda, che qualche giorno fa ha presentato alla stampa la nuova sede di Yahoo Japan, nel nuovo sistema di divisione del lavoro, i dipendenti potranno — e dovranno — concentrarsi su lavori «creativi», mentre i compiti più semplici verranno svolti dall’intelligenza artificiale. Inoltre, i lavoratori potranno mantenere un maggiore equilibrio tra vita lavorativa e privata.

Con la sua proposta Yahoo Japan sposa la linea del governo Abe di «imporre» ai lavoratori giapponesi più giorni di ferie all’anno per combattere il fenomeno delle morti da superlavoro, o karoshi. Queste, secondo i dati relativi al 2015 diffusi dal Ministero del Lavoro, della Salute e del Welfare di Tokyo, sono ai massimi storici. L’anno scorso si sono registrate oltre 1450 morti riconducibili a carichi di lavoro eccessivi, in particolare nei settori della sanità, dei servizi sociali, della logistica e dell’edilizia.

Un problema aggravato dall’aumento delle forme contrattuali atipiche e delle assunzioni illegali che riguardano soprattutto giovani e donne single. La riduzione della popolazione lavorativa giapponese a causa del generale rapido invecchiamento della popolazione, unito al basso coinvolgimento di donne e lavoratori stranieri nella forza lavoro contribuiscono a rendere la situazione di difficile soluzione.

In questo senso, Yahoo Japan potrebbe diventare un modello di riferimento per altre grandi aziende della cosiddetta «Japan Inc.» in cerca di rilancio. Un primo assaggio di questa rivoluzione si è avuta a partire dallo scorso weekend quando Yahoo Japan ha inaugurato la sua nuova sede di Kioimachi nel centralissimo distretto di Chiyoda a Tokyo: open space con lunghi tavoli disposti a zig-zag contornati da sedie colorate, con sistema di assegnazione dei posti «a indirizzo libero» — anche noto come benching o hoteling — per cui i lavoratori non hanno un posto fisso assegnato e le barriere tra dipendenti e superiori sono virtualmente annullate.

E poi spazi per il co-working, aree relax, un’area riunioni che ricorda un parco cittadino, una cucina aperta a tutti, snack e bibite gratuite e postazioni individuali per i dipendenti in cerca di concentrazione. Ogni area è dotata di connessione Wi-Fi: tramite questa, strumento definitivo di comunicazione e sorveglianza, ogni dipendente potrà verificare la presenza di un collega o un superiore.

Anche se ha poco a che spartire con la quasi omonima controparte americana Yahoo!, in crisi da anni e recentemente acquistata da Verizon, Yahoo Japan — che rimane il portale web con più accessi del paese arcipelago, spinto dai suoi servizi di email, aggregazione notizie e aste online — punta infatti ad «americanizzarsi». E il modello è proprio quello delle aziende hi-tech della Silicon Valley. Per Kawabe, infatti, l’«ufficio» deve essere «un incrocio di idee e informazioni»: la comunicazione non la specializzazione è la chiave per l’aumento della produttività. Non a caso Kawabe punta con la nuova sede — ha spiegato al magazine economico-finanziario Toyo Keizai — ad aumentare la comunicazione tra dipendenti del doppio rispetto al passato.

Con la nuova sede, Yahoo Japan ha anche inaugurato un programma di facilitazioni per i pendolari. A loro l’azienda assegnerà un bonus di 150mila yen al mese (pari a circa 1200 euro) per spostamenti in shinkansen, il treno ad alta velocità, da e per Tokyo. Diverse decine di dipendenti dell’azienda risiedono infatti fuori dalla capitale e impiegano tra le due e le tre ore per tornare a casa. Alcuni di loro hanno figli o genitori anziani a carico. La misura è stata pensata per limitare il numero di dipendenti costretti a rinunciare al lavoro per stare vicini alla famiglia.

In Giappone, nel 2014, oltre 95mila persone hanno lasciato il proprio lavoro per questo motivo. Sono soprattutto le donne a fare questa scelta: si stima che siano infatti l’80 per cento del totale. Oltre alle lavoratrici che abbandonano in maternità, in un paese che invecchia a ritmi record, aumenta anche il numero di quanti rinunciano a lavorare per assistere i genitori anziani. Il governo Abe ha da poco annunciato un nuovo piano di investimenti pubblici da inserire nel budget straordinario a favore della cura degli anziani. Ma gli effetti probabilmente non si vedranno nel breve periodo. Nel 2015, una donna poco più che 50enne con entrambi i genitori ultrasettantenni a carico, si era confessata all’Associated Press: «Sono disperata. Ma non so come fare a conciliare il lavoro e la cura dei miei genitori».