Gentile direttore,
mi permetta di fornire ai lettori del Manifesto qualche informazione in più sulla riqualificazione della Cavallerizza, insieme ad alcuni spunti di riflessione che, mi auguro, possano rendere più chiara la posizione dell’Amministrazione comunale torinese.

Non dobbiamo dimenticare, parlando dell’oggi, quale fosse la situazione dell’immobile nel recente passato, quando l’intero compendio era sì pubblico, ma di proprietà del Demanio militare e quindi, di fatto, sottratto all’uso della collettività. Gran parte dei suoi spazi fungevano da deposito di auto sottoposte a sequestro giudiziario e di materiali vari; era presente una pompa di benzina a servizio dei militari e alcuni alloggi erano occupati, senza alcun titolo, da ex funzionari del Demanio e dell’Intendenza di Finanza.

Proprio per sottrarre il complesso all’abbandono e all’incuria e per valorizzarlo, rendendolo realmente pubblico e quindi fruibile da tutti, la Città decideva nel 2004 di procedere, attraverso una convenzione con il Demanio, alla ristrutturazione del teatro (con ingenti risorse pubbliche) e alla sua gestione attraverso il Teatro Stabile. Poi, nel 2007, acquistava, per un importo di circa 14 milioni di euro, una parte dello storico compendio (la restante è ancora di proprietà del Demanio) tra cui la manica di via Verdi, il teatro e il maneggio Chiablese concesso gratuitamente all’Università che ha investito oltre 7 milioni per la ristrutturazione e la realizzazione di un’aula magna.

Non corrisponde a verità l’immagine che si sta diffondendo: quella di un’Amministrazione poco attenta alla valorizzazione dell’identità storica e culturale di Torino. Anzi, un punto deve essere chiaro: la Città si propone di tutelare e restituire piena fruibilità all’area dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’Unesco fin dal 1997.

Questo è il nostro obiettivo, sicuramente condiviso dai torinesi e da chi in questi mesi ha contribuito ad aprire un dibattito proprio sul futuro della Cavallerizza. Se l’obiettivo è comune, occorre uno sforzo congiunto affinché si riescano a coniugare i sogni (una Cavallerizza totalmente riqualificata) con la realtà (la scarsità di risorse pubbliche a disposizione). Alla fine del percorso di riqualificazione – che auspico possa partire al più presto – la Città metterà a disposizione delle istituzioni e delle realtà culturali cittadine un nuovo teatro in grado di accogliere le compagnie teatrali del territorio, con un foyer finalmente integrato nella struttura.

Nel recupero della Cavallerizza sono coinvolti più soggetti: la Soprintendenza, l’Università, le istituzioni teatrali cittadine e gli operatori privati. La strada per realizzare questi obiettivi passa infatti necessariamente attraverso una partnership con uno o più operatori privati e interessati a scommettere, insieme all’Amministrazione, su un progetto di rifunzionalizzazione. Ora il complesso è occupato dal comitato «Assemblea permanente Cavallerizza 14.45», i cui rappresentanti sono stati incontrati già due volte a Palazzo di Città.

Il dialogo che si è aperto un mese fa può, ovviamente nei limiti dei ruoli e dei vincoli a cui è soggetta una pubblica amministrazione, adesso riprendere. Compito della Città – e della politica – è quello di porsi come interlocutore e garante tra tutti i soggetti interessati, insieme a noi, a costruire intorno alla Cavallerizza un percorso partecipato.

* assessore al Patrimonio della Città di Torino