Se avete mai giocato al gioco degli animali da bambini, sapete come funziona. Si tira ad indovinare l’animale che l’altra persona ha pensato, facendo domande su habitat e caratteristiche. Provate voi a sfidare a questo gioco Heri Dono. Un artista avrà anche il diritto di inventarsi i propri bestiari fantastici, così come è compito dei fruitori tirare ad indovinare. Un paradigma valido per tutta l’arte contemporanea, quello di capire che tipo di animale/opera si abbia di fronte, facendosi domande a partire dal suo aspetto e provenienza. E qui entra in scena il Trokomod: «È la fusione del Cavallo di Troia e il Varano di Komodo indonesiano, entrambi sono una reminescenza di un passato remoto», spiegano Restu Imansari Kusumaningrum e Carla Bianpoen, curatori del padiglione indonesiano. «Il Trokomod, il lavoro che Heri Dono porterà in Laguna, rappresenta una nuova specie derivante dalla fusione delle mitologie d’oriente e d’occidente». Voyage, Trokomod si articola sulle fondamenta di Sakti, il padiglione di due anni fa che ha visto il ritorno dell’Indonesia in Biennale. La scelta di Heri Dono come rappresentante del paese deriva dalla sua visione estremamente attuale della cultura locale, che lo rende vicino al tema All the World ’s Futures: «Il futuro di cui si fa portatore il Trokomod è quello di abbattimento delle gerarchie e superamento della dicotomia oriente/occidente». Da sempre, infatti, l’artista si muove su questi binari, riferendosi al proprio lavoro con il termine «glocal».
Quale significato si può consegnare alla parola «glocal»?
È la riconciliazione delle pluralità. La sola Indonesia comprende moltissime realtà diverse. Durante la dittatura in Indonesia è stato promosso un appiattimento di questa pluralità, in favore della «giavanizzazione». Proprio per questo avevo creato il mio teatro delle ombre Wayang Legenda, rifacendomi alla cultura di altre regioni indonesiane. Ho evitato però una visione esotica: non volevo ottenere un semplice collage culturale. Oltretutto, a livello formale, sono stato influenzato più da Mirò e Klee che dalla cultura tradizionale.
L’arte contemporanea in Indonesia è una continuazione della tradizione o ha altre radici?
Penso che gli artisti possano permettersi un atteggiamento critico. A volte, la tradizione è addirittura un peso che impedisce di creare nuove visioni. L’Indonesia è un crocevia di problematiche complesse, l’arte può diventare uno strumento di sensibilizzazione.
Esiste un impegno sociale degli artisti indonesiani oggi?
Fino al 1998 in Indonesia non abbiamo avuto un governo democratico. Con l’acquisizione recente della libertà di espressione molti artisti si sono persi, non sapendo più chi combattere. Penso sarebbe meglio se non vedessimo il nemico come una persona, ma come un sistema. È dovere dell’artista produrre consapevolezza, anche attraverso la parodia. Nel teatro delle ombre c’è il personaggio del buffone che arriva nel bel mezzo della notte e si prende gioco del popolo, del re e degli dei.
L’ironia è alla base di tutto il tuo lavoro, così come l’utilizzo di un linguaggio fumettistico...
Il pubblico indonesiano capisce immediatamente l’ironia delle mie opere. È come esprimersi con il linguaggio dei graffiti o in uno slang. Con i fumetti condivido il divertimento e la gioia nel dipingere. Nei cartoni non muore mai nessuno. Persino se uno cade giù dal quinto piano ritorna alla normalità appena qualcuno lo pompa con un gonfiatore. In un’animazione anche una goccia d’acqua può sorridere, le sedie possono correre, tutto ha un’anima. A Giava in passato era molto diffuso l’animismo, per cui pietre e alberi avevano un’anima. Io non faccio altro che combinare i concetti di animismo e animazione.
Nelle tue istallazioni ricorrono figure alate simili ad angeli. Da dove provengono?
Ho realizzato molte installazioni basate sul concetto del volo; gli angeli per me sono simboli di ispirazione, libertà, sono idee. Anche nella tradizione indonesiana dei Wayang Orang c’è un personaggio alato. Però non è stata quella la mia inspirazione, bensì Flash Gordon. Lui è arrivato sulla luna prima di Neil Armstrong, il che vuol dire che l’immaginazione è più veloce della realtà.

Nota: Naima Morelli è autrice di «Arte Contemporanea in Indonesia, un’introduzione», un libro che racconta lo sviluppo dell’arte in Indonesia rispetto al proprio contesto culturale, sociale e politico.