Ultimi giorni di campagna per le presidenziali austriache dall’esito fino all’ultimo incertissimo. I sondaggi non si sbilanciano, è previsto un testa a testa sul filo di lana tra i due candidati diametralmente opposti, l’ex capogruppo dei Verdi Alexander Van der Bellen che aveva vinto il ballottaggio del 22 maggio per 31mila voti e il candidato della xenofoba Fpoe, Norbert Hofer, che ha fatto ricorso contro il risultato. Molti operai avevano votato a destra, com’è successo nel rust belt americano. Cercando di capirne di più le ragioni siamo andati a Kapfenberg, nell’Austria profonda, cuore delle zone industriali dell’Alta Stiria regione a sud di Vienna. 23mila abitanti, antica roccaforte operaia, è uno dei posti storicamente più rossi dell’intero paese. Si capisce già dai nomi delle strade, Koloman Wallisch Platz, la piazza centrale dedicata al comandante del Schutzbund (corpo armato socialista) che nella regione guidò la rivolta armata socialista del 12 febbraio 1934 contro il fascismo. Alcune strade sono dedicate ai combattenti comunisti che dopo l’annessione dell’Austria alla Germania nazista nel 1938 formarono il «fronte antifascista» clandestino. Qui Norbert Hofer, il Trump austriaco, a maggio si è aggiudicato il 60% dei voti, un travaso a destra senza precedenti.

L’area è cresciuta intorno all’acciaieria Boehler Uddeholm, marchio mondiale, trasformandosi da rust belt austriaco in un polo industriale in espansione. Una storia più di successo che di declino. Ci dirigiamo verso la Boehler, 2500 dipendenti, in tempi migliori arrivava fino a settemila. Ingresso dell’officina 6, ora del cambio di turno tra l’una e le due. Arriva il primo, giovanissimo operaio: «So come voto, dico no ai Verdi, quindi niente Van der Bellen. Perché? Per via degli immigrati», dice schizzando via. Il prossimo, più grande, 42 anni: «Non vado a votare, per me nessuno corrisponde ai presupposti. I politici sono solo una lobby, meglio sono i garzoni dei lobbisti». Posizione condivisa da molti. Colpisce l’ostilità diffusa nei confronti dei Verdi : «Non mi piacciono, sono dei deficienti totali, è chiaro come voterò» dice un altro.
Non è servito che l’ex capogruppo dei Verdi si presentasse come un candidato indipendente e paga la campagna denigratorio verso i Verdi che circola nelle zone di provincia e nelle campagne. Finalmente una ragazza, nel voto femminile aveva vinto Van der Bellen. Verena, 19 anni, faccia pulita, voce timida: «Sono una semplice operaia, voterò per Hofer, van der Bellen rappresenta gli studenti, Hofer è più vicino al popolo». Bisogna dire che Hofer è stato qui, Van der Bellen no. Molte facce carine, capelli sul lungo, orecchini ….. ancora Hofer: la delusione dell’Ue, gli immigrati, lo stallo del governo bloccato nell’eterna grande coalizione, voglia di cambiamento del sistema. «Siamo stati carenti ad indicare prospettive di cambiamento che diano speranza, sembra invece che difendiamo lo status quo» ammette il rappresentante dei Verdi della zona vicina – a Kapfenberg non sono rappresentati- Siegfried Schausberger.

Aspetto che arrivi almeno uno che voti Van der Bellen. Ecco Erich, 55anni , settore tecnologia delle polveri: «Io non voterò un razzista filonazista, trovo tremenda la continua istigazione all’odio della Fpoe». Come spiega le scelte di tanti suoi colleghi? «Paura dei rifugiati, temono che gli si tolga qualcosa per darlo a loro».

Fino a che punto incidono anche i cambiamenti delle condizioni di lavoro sul voto? «E’ solo uno tra tanti fattori», spiegano Peter Bakun e Gerhard Scheidreiter del consiglio di fabbrica della Boehler eletti entrambi nelle liste Fsg, la frazione sindacale socialista votata qui dal 98% dei lavoratori. «Certo non siamo più negli anni ’70, quando la Boehler era statale e la Spoe governava con la maggioranza assoluta distribuendo servizi e alloggi. Il clima è più duro, la pressione sul lavoro diventa sempre più forte. Dobbiamo produrre sempre di più in meno tempo e con meno persone. Il padronato vorrebbe introdurre la giornata di 12 ore, cosa che rifiutiamo». Il livello dei salari reali è stato salvato, il costo di vita però è aumentato, il lavoro in acciaieria pesante.

Serpeggia anche una certa paura di perdere il posto perché i lavori meno qualificati diventano sempre di meno. In cambio l’azienda – un datore di lavoro «buono», ci dicono – organizza corsi di riqualificazione e formazione di apprendisti. Attualmente ne ha in carica 170 che seguono un iter che può durare anche 4 anni e che termina con un posto di lavoro assicurato. La disoccupazione tuttavia è all’8,2%, in aumento negli ultimi anni in tutta l’Austria. In fabbrica lavorano anche molti immigrati dall’ex Jugoslavia, dalla Polonia, dalla Turchia ormai integrati. Il 17% della popolazione di Kapfenberg, è di origine immigrata. «Il problema è cominciato quando sono arrivati migranti da aree culturali diverse dalle nostre», spiega il sindaco Manfred Wegscheider che incontriamo al Comune. «Mi riferisco ai migranti di religione islamica.

Quando è successo l’attentato a Parigi la Fpoe l’ha cavalcato come fosse accaduto qui in città». Comune governato dalla Spoe a maggioranza assoluta, mantenuta a malapena (col 48%) alle comunali del 2015, una debacle per un partito che fino a prima del 2010 totalizzava ancora un 77% dei voti. Poi il travaso verso Hofer, perché? «E’ una questione che si pone dappertutto. Perché gli americani si sono abbassati fino al punto di votare Trump? Sui social media chiunque può lanciare i messaggi più assurdi e diffonderli tra milioni di persone». Il punto più basso è stato raggiunto proprio qui: il vicesindaco della Fpoe Reinhard Richter ha paragonato Van der Bellen a Hitler, postando il cartellone vero che ritrae l’ex professore di economia sullo sfondo di un paesaggio di montagna, con accanto un cane e affiancandolo con uno di Adolf Hitler sempre su sfondo montagna con cane. «Sono esterrefatto, ha passato ogni limite, non si può scherzare sul più grande assassino di massa, così si mette a rischio la democrazia» si infuria il sindaco. «La Fpoe provoca, denigra e mente su tutto, mentre il signor Hofer mostra la faccia gentile».

In questo comune è rappresentato anche il Partito comunista austriaco, Kpoe, con due consiglieri e il 7% dei voti. Christian Seidl dirige l’ufficio integrazione, Clemens Parteneder l’ufficio casa. Apprezzatissimi dagli utenti che fanno la fila davanti al loro ufficio anche sepoi, però, molti votano Fpoe «perché voi non contate». Il forte impegno sociale ha guadagnato al Kpoe in Stiria una posizione particolare, nel capoluogo della regione, Graz, è il secondo partito forte di un 20% dei voti, davanti alla Fpoe. Favorevoli all’Oexit, non sostengono nessun candidato, scelta non condivisa da Christian e Clemens. Grandi lodi per il sindaco, ci raccontano un comune modello, che funziona come centro servizi per il cittadino di alto livello gestito con grande sensibilità per i più deboli. Sarà come dice l’istituto di sondaggi Sora: rilevante ai fini elettorali è lo sguardo verso il futuro, i pessimisti che non vedono prospettive sono spinti a destra. Del resto, conclude il Sora, «non esiste una fantasia di sinistra per il futuro, l’unico interesse dell’Ue è: risaniamo il debito».