Sarà forse la prima volta che il giovane e dinamico Renzi accusa il colpo, e ammette di trovarsi in difficoltà? Se fosse così, sarebbe un momento “storico”: e in effetti ieri dal premier è arrivata un’uscita piuttosto inaspettata, seppur del tutto coerente con i dati e le previsioni (fosche) che ormai da settimane si addensano sulla nostra economia. «Saremo in grado di garantire gli 80 euro a chi li ha ottenuti? Sì, sì», ha detto il capo del governo. Subito dopo, l’ammissione: «Saremo in grado di estendere la platea? Non siamo in grado di garantirlo, ci proveremo».

Quindi gli incapienti, i pensionati, le partite Iva se ne facciano una ragione: per loro non c’è nulla, nonostante il governo nei mesi passati abbia fatto più volte fiutare la carota. C’è la “toppa” finale, è vero: quel «ci proveremo». Ma puzza di un rinvio senza certezze.

E il paradosso è che la vistosa crepa si è aperta proprio durante una conferenza stampa in cui il premier ha invitato gli italiani a «stare sereni» nelle vacanze. Perché tornati, pare che si aprano mirabolanti prospettive: con un dl e un ddl – che lo stesso Renzi annuncia saranno approvati a fine agosto («il 27 o il 28»), che conterrebbero «30 miliardi» per lo sblocco dei cantieri, «il 57% dei quali privati».

Conferenza stampa indetta con gli alti vertici economici dell’esecutivo: Pier Carlo Padoan (Economia), Maurizio Lupi (Trasporti e Infrastrutture), Federica Guidi (Sviluppo), oltre al fido sottosegretario Graziano Delrio. Estremo tentativo del premier di lanciare la fanfara dopo gli scivoloni degli ultimi giorni: il caso Cottarelli – con il commissario alla spending review di fatto “dimissionato”; i dati che non tornano: l’Istat dà crescita piatta, ovvero stagnazione, e il 6 usciranno quasi certamente stime “di fuoco», tagliate rispetto alle previsioni di fine anno, così come è già accaduto con Bankitalia e l’Fmi. Lo 0,8% di crescita contenuto nel Def ormai non lo difende più nessuno, a cominciare dagli stessi Renzi e Padoan, che nell’ultima settimana hanno ammesso le difficoltà di una ripresa che non arriva.

Non dimentichiamo, ovviamente, le difficoltà del premier sulle riforme: e se la conferenza stampa di ieri voleva essere un modo per riprendersi da tutte queste botte messe assieme, rischia al contrario di trasformarsi in un boomerang.

Certo in settembre, di soldi, ne serviranno: e tutto fa sospettare che nel capitolo legge di Stabilità – che dovrà finanziare il 2015 – non ci sarà spazio per estendere la platea degli 80 euro.

Innanzitutto, perché vanno trovati 10 miliardi per assicurare il bonus fiscale a chi lo ha già, ovvero i lavoratori dipendenti e alcune figure atipiche. Ma poi servono risorse per la cassa in deroga (1,2 miliardi solo per il 2014, senza contare il 2015, seppure ci sia l’intenzione di superare questo strumento); per le missioni militari; per eventuali aggiustamenti del deficit, vista la stagnazione del Pil, l’aumento della spesa pubblica (testimoniata dal lievitare del debito) e insieme il veto da parte della Ue di rinviare il pareggio di bilancio dal 2015 al 2016.

Solo per questi capitoli, in qualche modo improrogabili (a meno che non si vogliano annullare gli 80 euro per chi li ha già, o richiamare i militari in missione) si calcola che servono circa 16 miliardi. Figurarsi per estendere gli 80 euro: fino a 25? O addirittura 30 miliardi?

Renzi comunque ieri ha assicurato che non sarà necessaria nessuna manovra “lacrime e sangue”: «Le cose si stanno rimettendo in carreggiata, quindi non c’è nessuna stangata in arrivo», ha detto.

Ma comunque sono piovute le critiche da parte dell’opposizione. Renata Polverini (Fi) attacca: «Si sono fatte promesse che non si riescono a mantenere». E il collega di partito Renato Brunetta: «Se il 57% dei soldi di “Sblocca Italia” viene dai privati, ci dica Renzi dove prenderà il 43% del pubblico».

Lo «Sblocca Italia» è fatto di 10 capitoli: che quasi confondono, tale è la messe di numeri. Si va dallo «sblocca grandi opere» allo «sblocca Comuni», passando per lo sblocco del dissesto idrogeologico, delle reti e dei porti. Ma c’è anche lo sblocca burocrazia, edilizia (con l’eco-bonus), export, energia e infine Bagnoli. Ma c’è tempo, tanto tutto è per ora solo sulla carta.