Le dichiarazioni di Donald Trump a Israel Hayoum, giornale megafono del premier Benyamin Netanyahu, sono apparse mentre i media di mezzo mondo riferivano dell’ultima conferenza stampa da presidente di Barack Obama. «Lo status quo è insostenibile e negativo per Israele e i palestinesi», ha spiegato il presidente uscente parlando di Medio oriente. Ha quindi aggiunto di aver fatto il possibile per risolvere il conflitto israelo-palestinese ma Obama sa bene di aver tradito le aspettative che aveva generato nel mondo arabo con il suo celebre discorso del 2009 all’università del Cairo. Ora Trump si prepara a prendere a picconate proprio lo status quo che il presidente uscente ritiene «insostenibile». Ad esclusivo vantaggio degli alleati israeliani. «Non ho dimenticato le mie promesse su Gerusalemme», ha detto a Israel Hayoum il nuovo presidente che alla cerimonia del suo insediamento alla Casa Bianca ha invitato anche i leader del movimento dei coloni israeliani. Trump si è riferito all’intenzione espressa in campagna elettorale di trasferire l’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme, così da riconoscere la città santa capitale di Israele. «Certo che mi ricordo quello che ho detto su Gerusalemme, naturalmente non l’ho dimenticato. Non sono una persona che non mantiene le promesse», ha assicurato.

Parole che indicano come non abbiamo avuto alcun effetto, almeno in apparenza, gli ammonimenti a non compiere a Gerusalemme passi gravidi di conseguenze che Trump ha ricevuto da più parti, dai leader palestinesi alla Giordania, dall’Unione europea ai pacifisti americani ebrei. Trump con ogni probabilità eviterà di annunciare subito il trasferimento dell’ambasciata. Dovrebbe farlo a maggio, nell’imminenza delle celebrazioni per il 50esimo anniversario della “riunificazione di Gerusalemme”, ossia dell’imposizione della sovranità israeliana sull’intera città in seguito all’occupazione del settore est (palestinese) avvenuta durante la Guerra dei Sei Giorni. Già nelle prossime settimane, il nuovo ambasciatore americano, David Friedman, noto sostenitore della colonizzazione israeliana dei territori palestinesi occupati, dovrebbe cominciare a lavorare a Gerusalemme, in attesa del trasferimento ufficiale della sede dell’ambasciata.

Intanto una fedelissima di Trump, la governatrice della South Carolina, Nicky Haley, nominata nuova ambasciatrice americana al Palazzo di Vetro, comincia a bacchettare l’Onu su Israele. Nella sua audizione per la conferma in Senato, ha affermato che «mai il fallimento delle Nazioni Unite è stato più scandaloso che nei suoi pregiudizi verso il nostro stretto alleato, Israele». Haley ha definito la recente approvazione da parte del Consiglio di Sicurezza della risoluzione 2334 – che condanna la colonizzazione e altre politiche israeliane nei territori palestinesi – «un calcio nello stomaco a tutti».