La decisione del ministero dell’economia ellenico è piuttosto chiara: la Chiesa greca viene esclusa dalla stretta dei controlli sui capitali, o, per essere più precisi, le viene riservato un trattamento più favorevole. Le varie metropoli ortodosse del paese, potranno prelevare, mensilmente, sino a diecimila euro, mentre per l’arcivescovado di Atene la somma arriva a ventimila euro. Il santo sinodo della chiesa ortodossa greca ha voluto fornire la sua spiegazione, sottolineando che «la misura in questione non riguarda persone fisiche ma le metropoli, per permettere la prosecuzione dell’attività filantropica, la distribuzione dei pasti ai senza tetto e l’assistenza ai greci e ai cittadini immigrati che sono rimasti senza reddito».

Il ministero dell’economia, da parte sua, ribadisce che la decisione non riguarda solo la chiesa, ma anche enti umanitari stranieri che si attivano in Grecia. La decisione, tuttavia, in un paese che a partire dalla fine dello scorso giugno, dopo l’annuncio del referendum sul memorandum dei creditori, ha dovuto affrontare una forte crisi di liquidità, non poteva non creare alcune perplessità.

Subito dopo la decisione della Bce di ridurre fortemente la liquidità verso le banche greche, i cittadini hanno potuto prelevare dagli sportelli, non più di 60 euro al giorno. In seguito, è stato posto un tetto settimanale, che rimane tuttora in vigore, e non supera i 420 euro a settimana. Vengono fatte delle eccezioni solo in caso di malati che devono curarsi all’estero, famiglie con figli che studiano in un altro paese europeo e per poter prelevare quanto depositato in conti vincolati, nel caso non si abbiano altri mezzi di sussistenza.

Da una parte, è vero che la chiesa ortodossa, con a capo l’arcivescovo di Atene, Ieronimos, ha dato una grossa mano nell’affrontare l’emergenza umanitaria di questi anni, senza fare neanche troppo clamore. Dall’altra, tuttavia, si è voluto, probabilmente, anche ridurre le frizioni, createsi subito dopo il giuramento del nuovo governo Tsipras, dopo la vittoria elettorale del 20 settembre.

La ministra aggiunta dell’istruzione, Sia Anagnostopoulou, aveva annunciato la semplificazione della procedura richiesta perché uno studente possa fare «l’ora alternativa» e non seguire la lezione di religione. Per fare in modo che possa bastare una semplice richiesta del genitore, senza dover fornire alcuna spiegazione, e senza coinvolgere l’alunno.

La chiesa greca ha reagito risentita, e per ora non se ne è fatto nulla. Alexis Tsipras, in tutto ciò, ha visto l’arcivescovo Ieronimos, mercoledì a pranzo, ed hanno avuto uno scambio di opinioni di circa tre ore. Secondo fonti ufficiose, hanno convenuto che «le eventuali divergenze possono essere risolte con spirito costruttivo». Senza, cioè, degli scontri diretti.

Le emergenze economiche, tuttavia, non possono aspettare: in questi giorni, secondo parte della stampa greca, è allo studio una nuova misura, per fare in modo che i pubblici dipendenti e i pensionati, possano prelevare, in contanti, solo la metà del loro reddito mensile. Per la parte restante, invece, si dovrà fare ricorso obbligatorio al bancomat. Lo scopo, è far aumentare la tracciabilità – specie per quel che riguarda gli acquisti nelle attività commerciali – riducendo, di conseguenza, l’evasione fiscale.