Il Ttip è un trattato internazionale tra Stati uniti ed Europa, che – se approvato e ratificato dai parlamenti nazionali – finirà per liberalizzare il commercio internazionale. Nonostante abbia questa importanza mondiale, viene gestito in modo segreto dai governi, tanto americano quanto europei, senza alcuna trasparenza nei confronti dei cittadini. Eppure va a regolamentare il commercio e se approvato, nonostante il parere contrario di parecchie persone e associazione e i dubbi espressi anche da forze dei parlamenti europei, finirà per impattare e non poco nella vita di tutti i giorni.

Ieri, nel silenzio generale, la Commissione Commercio internazionale del Parlamento europeo ha approvato (a larga maggioranza, 28 si e 13 no) il progetto di relazione sul Ttip, il cui relatore è il socialista tedesco Bernd Lange. Secondo il comitato Stop Ttip, la «mozione Lange» è un testo che «legittima le peggiori preoccupazioni dei cittadini europei in merito al negoziato sul Ttip».

A favore si sono espressi gli europarlamentari socialisti, il Ppe, Alde e i conservatori, contrari quelli della Sinistra unitaria, Efdd e Verdi. Una risoluzione importante che lancia un segnale politico importante a favore della prosecuzione del confronto con gli Usa e del quale la Commissione dovrà tenere conto nella fase negoziale. Si tratta di un testo che la plenaria di Strasburgo sarà chiamata a votare la prossima sessione, l’8 giugno prossimo.

«Questo voto della Commissione Commercio ha iniettato una dose di caffeina ai negoziati sul Ttip», ha affermato la conservatrice inglese Emma McClarkin commentando l’approvazione della risoluzione. In particolare McClarkin sottolinea con soddisfazione la decisione del Parlamento di non fissare nessun limite assoluto circa la tutela degli investitori in questa fase iniziale, il controverso Isds, scelta duramente contestata dalla sinistra e degli euroscettici. L’Isds – Investor state dispute settlement – è uno strumento del diritto internazionale che permette di risolvere le controversie tra Stato e investitore. Ovvero un’azienda può fare causa ad uno stato, di fronte a una legislazione che la sfavorisce.

Si tratta di uno strumento ormai abusato e con case history ormai note (come quella che oppose la Philip Morris all’Australia, quando il paese impose il Tobacco Plain Packaging Act nel 2011). Ovvero, le multinazionali avranno sempre maggiore libertà per opporsi alle legislazioni locali. È uno dei punti più controversi del Ttip. Monica Di Sisto, tra i portavoce della campagna italiana ha specificato che: «Il patto scellerato tra social democratici e popolari, le larghe intese, ha portato a violare la volontà dei cittadini che con forza avevano si erano espressi contro l’Isds e il Trattato in generale».

Contro il Ttip anche Camusso, segretaria Cgil: «rischia di essere un disastro per la nostra industria. Ci vorrebbe più trasparenza, vorremmo capire l’opinione del Governo». Camusso ha infatti ricordato che «Merkel ha già incontrato i sindacati tedeschi e quelli europei per dire su cosa il suo governo non è d’accordo».