Nonostante gli «impresentabili», la Puglia è un laboratorio politico. In sei per fermare la corsa di Michele Emiliano. In due per fermare Emiliano e convincere l’Italia di essere il vero centrodestra. Uno, anzi una, per fermare Emiliano e dimostrare che al Movimento cinque stelle non interessa solo vincere le politiche.

Sono solo alcuni dei numeri delle elezioni regionali in Puglia. Gli altri riguardano le regole del gioco: 50 consiglieri da eleggere, 23 con il sistema proporzionale e 27 con il collegio uninominale unico. Il premio di maggioranza varia in funzione del risultato conseguito dal candidato vincente: 29 seggi qualora la percentuale di voti validi raggiunta sia pari o superiore al 40 per cento; 28 seggi qualora la percentuale di voti sia inferiore al 40 per cento ma non anche al 35 per cento; 27 qualora la percentuale sia inferiore al 35 per cento. Hanno diritto a eleggere i propri rappresentanti solo le coalizioni che superano l’8%. Anche i partiti che corrono da soli, senza alleanze, devono aver superato lo sbarramento. Quelli nelle coalizioni che superano la soglia devono, inoltre, aver preso più del 4%, sempre su base regionale. Il territorio è stata suddiviso in sei circoscrizioni elettorali che coincidono con le province. Possibile il voto disgiunto: votare un candidato presidente e un candidato consigliere (o semplicemente la lista) di un’altra coalizione.

La cronaca di questi giorni, però, più che sui contenuti della campagna elettorale, ha acceso i riflettori su quanto filtrato dal lavoro della Commissione Parlamentare Antimafia.

Venerdì 13 verranno ufficializzati tutti i nomi degli «impresentabili», coloro che sono candidati ma che per la Commissione era meglio se restavano a casa.

Alcuni nomi, però, sono già nelle mani dell’opinione pubblica e riguardano proprio la Regione Puglia. Si tratta di Giovanni Copertino (accusato di voto di scambio) di Forza Italia, Massimiliano Oggiano di «Oltre con Fitto» (accuse legate al 416 bis), e Enzo Palmisano del Movimento Schittulli (deve rispondere di voto di scambio). Gli ultimi due sostengono il candidato di Raffaele Fitto Francesco Schittulli mentre Copertino corre per Adriana Poli Bortone.

Nei prossimi giorni la Commissione comunicherà i nomi relativi alle altre Regioni chiamate alle urne. Si ricorda che questa lista fa riferimento solo a chi ha procedimenti in corso, o condanne, correlati all’associazione mafiosa. Non si tiene conto, invece, di chi è rinviato a giudizio per reati non meno gravi per chi ambisce ad amministrare la cosa pubblica ma che non rientrano nelle competenze della commissione guidata da Rosi Bindi.

Tornando ai numeri, Michele Emiliano, magistrato ed ex sindaco di Bari, è il grande favorito. A lui il centrosinistra chiede un solo risultato: la vittoria. A sostenerlo ben otto liste: il Partito Democratico, Noi a Sinistra per la Puglia, Emiliano-Sindaco di Puglia, La Puglia con Emiliano, Popolari per Emiliano, Popolari per l’Italia, Partito Comunista d’Italia e Partito Pensionati. Adriana Poli Bortone, invece, è sostenuta da Forza Italia, Noi con Salvini, Puglia Nazionale e Partito Liberale. Francesco Schittulli, il candidato di Raffaele Fitto, scende in campo insieme a Oltre con Fitto, Area popolare-Movimento Schittulli e Fratelli d’Italia.

Antonella Laricchia è la candidata presidente del Movimento Cinque Stelle, Riccardo Rossi dell’Altra Puglia, Gregorio Mariggiò dei Verdi e Michele Rizzi del Partito di Alternativa Comunista.

Le elezioni pugliesi non sono, però, solo il ring del tutti contro l’ex sindaco di Bari. Ci sono lotte trasversali tra le coalizioni che fanno della Puglia un vero e proprio laboratorio politico.

A sinistra Emiliano è un candidato non espressione di Renzi. Da sempre battitore libero dentro e fuori il Pd, non è da escludere che possa un domani radicalizzare la propria posizione rispetto alla leadership del partito.
Non bisogna dimenticare, infatti, che la sua corsa per la guida della Regione nasce da un accordo, più o meno celato, con Nichi Vendola che a questo giro non ha presentato la lista di Sinistra, Ecologia e Libertà.

Troppo compromettente sarebbe stato per lui, in questa fase, accostarne il simbolo al Pd di Renzi. Molti suoi fedelissimi, però, sono candidati nella lista «Noi a Sinistra per la Puglia». Mentre Vendola tesseva le sue strategie e dopo aver sostenuto Renzi nella candidatura alla segreteria del partito, Emiliano iniziava a segnare le differenze con il presidente del consiglio. E’ rimasto lontano dalla minoranza dem (a dire la verità poco si è interessato delle beghe nel partito) concentrandosi da più di un anno solo sulla conquista della Regione. Il Pd, dunque, “rischia” di eleggere un presidente difficilmente «telecomandabile» da Palazzo Chigi e che deve in parte dire grazie a quella sinistra che in futuro si opporrà al disegno renziano del «Partito della Nazione».

Se per il centrosinistra è un laboratorio politico sotterraneo, nascosto nelle interpretazioni dei politologi, per il centrodestra non si può dire la stessa cosa. Berlusconi e Fitto hanno da tempo deciso di lavare i propri panni sporchi in piazza.

Tra tante strade dove farlo hanno scelto la Puglia. Si consumerà la sfida delle sfide tra le seconde linee. Da una parte c’è il candidato dell’ex governatore, Francesco Schittulli, dall’altra una antica avversaria di Fitto nella leadership pugliese del centrodestra: Adriana Poli Bortone. La Puglia indicherà la strada da intraprendere: quella guidata dal vecchio leader o da quello nuovo. Una guerra fratricida che potrebbe vedere soccombere entrambe le parti visto lo sbarramento all’8%. Sarà interessante osservare anche quanto riuscirà a raccogliere una delle liste che sostiene Adriana Poli Bortone: «Noi con Salvini». Sorvolando sulle doti acrobatiche dell’ex sindaco di Lecce, che fondò «Io Sud», un movimento che puntava alla nascita di un partito meridionalista, per il leader della Lega sarà il primo vero banco di prova sotto Roma.

In Campania infatti, l’altra Regione meridionale dove si voterà, la lista non è stata presentata in nome di non meglio precisate scelte di coalizione. Quanti voti può prendere Salvini al Sud? E soprattutto, quanti ne può fare perdere ai candidati che sostiene? La Puglia darà indicazioni importanti anche su questo.

Nel frattempo le attenzioni di chi si aspetta sempre qualche sorpresa sono rivolte sulla ventottenne candidata del Cinque Stelle.

Antonella Laricchia è una studentessa di architettura nonché meridionalista convinta. Forse non riuscirà a fermare Emiliano ma punta a fare un risultato importante per se e per il Cinque Stelle. Anche lei, però, non è rimasta incolume dai dardi della campagna elettorale.

Un “bug” nella legge elettorale, se così si può definire, non impedisce a chi è candidato governatore di proporsi anche come consigliere (il candidato presidente entra in consiglio solo se arriva secondo). Un’occasione a cui Antonella Laricchia non ha rinunciato, candidandosi anche come consigliere a Bari. Gli avversari l’hanno accusata di opportunismo e di essersi costruita un paracadute, una poltrona di riserva. Lei si difende sottolineando che è la legge ad essere sbagliata perché penalizza quei candidati presidente che pur non arrivando tra i primi hanno raccolto la fiducia di tantissimi elettori (nel suo caso, poi, fu anche la più votata alle «regionarie», il voto interno al M5S). Ricorda, infine, che insieme a Gregorio Mariggiò, Riccardo Rossi e Michele Rizzi può vantarsi di non avere impresentabili tra i candidati che la sostengono.

Il resto lo diranno gli elettori.

Aggiornamento del 5 maggio 2020

L’articolo è stato editato su richiesta per il rispetto del diritto all’oblio.