Molte e diverse sono le strategie di resistenza che le case editrici – piccole e indipendenti – adottano quotidianamente per sopravvivere all’interno di un mercato da tempo fuori controllo. Se è vero che le pratiche sottese alla sopravvivenza corrispondono alla fisionomia che ciascun progetto editoriale si dà, è altrettanto vero che bisognerebbe cominciare a domandarsi in che misura queste pratiche siano sufficienti e soprattutto efficaci. In uno scenario dove la precarizzazione invade tutti i settori della produzione editoriale, anche in Italia si osserva sempre più di frequente la multiforme capacità di invenzione mediamente legata al tentativo di rendere aggirabili le maglie strette della grande distribuzione. Se quest’ultima risulta essere il peggior nemico dei piccoli e indipendenti editori – dunque anche delle librerie indipendenti – la riflessione sui meccanismi dominanti deputati a governare il mercato del libro prosegue. Nel malcontento generale c’è anche chi cerca di agire un’attività di distribuzione critica, ovvero che curi esclusivamente piccoli editori; si pensi per esempio a una realtà come Booklet, operante sempre su scala nazionale che però riduce la filiera a circuito chiuso in cui piccoli editori e librerie indipendenti sono costrette per creare piuttosto «una rete di rapporti diretti tra editori e librerie indipendenti, veri e unici protagonisti della proposta culturale». Non si può dare conto di tutte le tenaci iniziative che da qualche anno connotano il panorama editoriale del libro, basterà tuttavia nominarne qualcuna per capire come la rappresentazione è una nuova misura partecipativa dell’esposizione pubblica e della condivisione della conoscenza. Capita in questo orizzonte che sempre più spesso si senta parlare di parti di filiere passate esclusivamente al digitale, di campagne di crowdfunding, e poi di licenze creative commons, copy left così come – in casi più rari – di print on demand.
Fra le tante, il crowdfunding è sicuramente un esperimento ampiamente praticato dalla piccola editoria, per quanto concerne progetti singoli quando addirittura non diventa il marchio distintivo di intere imprese editoriali. Basterebbe fare un giro sulla piattaforma produzionidalbasso.com – insieme a Italian Crowdfunding Network e Eppela – per vedere svettare già dalla home page il box dedicato all’editoria con più di cento progetti ancora in archivio in cui rientrano non solo quelli legati al libro ma anche ai periodici culturali e ai programmi tematici. Le esperienze condivise su produzionidalbasso.com prevedono delle forti comunità di partenza, ragione per cui le iniziative sono caratterizzati da un precedente processo di contrattazione che parte dal contesto specifico e limitrofo all’editore. Processo dunque socio-culturale e politico già avviato e spinto dal basso da parte di movimenti, gruppi, centri sociali e singoli, il lancio del crowdfunding è già l’esito di buone pratiche. Scorrendo l’archivio si potranno leggere le idee della casa editrice Corpo60, della calabrese Coessenza o delle campane Ad est dell’equatore e Marotta&Cafiero.
E diversamente dal business oltre-oceano di siti come Pubslush o Unbound, qui Emanuela Furiosi e Tomaso Greco insieme agli agenti letterari Claire Sabatie-Garat e Marco Vigevani hanno fondato bookabook, il primo portale italiano interamente dedicato al crowdfunding del libro che riesce a pubblicare un libro al mese «mettendo al centro il lettore». Tuttavia, sarà davvero sufficiente mettere al centro solo il lettore? In linea generale, si può verificare che il tipo di crowdfunding più diffuso in Italia si basa sul modello reward based che prevede una ricompensa per aver sostenuto il progetto; nel caso di un libro per esempio una copia in anteprima e scontata, oppure un riconoscimento proporzionato secondo la cifra che si è potuta versare oltre al ringraziamento nominale pubblico. La modalità più incisiva è quella della prenotazione delle quote perché non richiede il pagamento anticipato bensì lo rimanda alla fine del periodo stabilito per il progetto e solo se tutte le quote sono state prenotate. Detto così sembrerebbe una comune – seppur sottile – operazione di marketing, in realtà ogni comunità di crowdfunding nonostante sia ascrivibile all’idea del «finanziamento della folla» segue delle precise direzioni e si comporta autonomamente secondo il proprio modello di riferimento. Sono proprio le piccole case editrici che adottano il reward based (e molto più raramente il modello donation-based che a seguito di una donazione non contemplano nessuna restituzione) per dare una significazione politica a ogni singola iniziativa e quindi fare la differenza; è stato il caso di specifici progetti, tra i più recenti ne ricordiamo tre molto diversi uno dall’altro: Sorella Outsider. Gli scritti politici di Audre Lorde a cura di Margherita Giacobino e Marta Gianello Guida, lanciata non più di un anno fa dalla casa editrice Il dito e la luna. Oppure, qualche anno prima, Luca Sossella Editore col romanzo di Gabriele Frasca Dai cancelli d’acciaio. In quest’ultimo caso si trattava di una forma di sottoscrizione diretta che prevedeva l’anteprima trimestrale di singoli fascicoli del romanzo. Infine su Eppela è AgenziaX ad aver lanciato nei giorni scorsi il suo primo crowdfunding. Si chiama Re/search Milano ed è una guida non convenzionale della città di Milano, una costruzione collettiva delle esperienze underground. Angela Greco di AgenziaX dice che il progetto si basa sulla pratica politica della raccolta e della condivisione, «del rifiutare una catalogazione da archivio e del preferire la costruzione collettiva di una via di fuga, di un divenire sociale e politico». Lungo i bordi di questa trasformazione creativa in atto, è forse il caso di fare chiarezza proprio su questo punto: il crowdfunding resiste alla discussione critica del presente se riesce a farsi carico di una cartografia della complessità politica e sociale in divenire.

 

 

Sulla piattaforma di Eppela – http://www.eppela.com/ita/projects/2640/research-milano – si possono trovare tutte le indicazioni per partecipare al primo crowdfunding lanciato da AgenziaX per il progetto Re/Search Milano che ha bisogno di sostegno e condivisione e che a maggio diventerà un libro-guida alla scoperta di Milano.
L’iniziativa, generosa nella sua complessità come ricorda Marco Philopat, è una contro-narrazione dedicata ai luoghi dove si creano cultura indipendente e underground e che sperimentano ogni giorno nuove forme di vita e di convivialità, partecipazione e divulgazione dei saperi. Stradari imprevisti e mappe urbane decostruite per essere risignificate di nuovi appuntamenti possibili ma anche mostre itineranti, passaggi pedonali erratici e scambi con prime e seconde generazioni migranti.
Il progetto in cui sono stati coinvolti numerosi artisti della scena underground milanese che hanno realizzato opere autografate, prevede l’impegno anche di ricercatori, studiosi e professionisti dei diversi settori per dare il senso di una città contaminata in cui poter trovare percorsi e connessioni diverse.