I maïtre à penser della canzone – che in Brasile è come dire “della cultura” – si sono sbilanciati più o meno tutti. A cominciare dai big – Caetano Veloso e Gilberto Gil – che avevano energicamente appoggiato Marina Silva al primo turno. Al momento della verità, non c’è partita: se parliamo di futebol al centro del suo attacco Neves può schierare Neymar e Ronaldo, ma qui sono tutti con Dilma. Non solo Chico Buarque e Chico César, Marina Lima e Céu. Al grido di muda mais, «cambia di più», anche l’ala movimentista della musica popular brasileira ci mette la firma: Fred Zero Quatro dei Mundo Livre, Lirinha, Curumin, Criolo, Russo Passapusso, Otto della Nação Zumbi che azzarda una Sambinha para Dilma. E Kiko Dinucci, uno dei musicisti più spericolati della scena paulistana, che sparge ira e ironia sullo spauracchio Neves con la serie di illustrazioni Classe Idade Média.

Per trovare qualcosa che suoni veramente tucano bisogna “scendere” fino ai Turma do Chapéu, guidati dalla voce di Geraldo Azevedo: il loro bersaglio è Chico Buarque, che a differenza dei suoi due amici baiani è un petista della prima e dell’ultima ora, e a sostegno di Rousseff ha messo fin dall’inizio tutto il suo peso. Si è così guadagnato la velenosa parodia di Cotidiano, del 1971, una di quelle delizie musicali e linguistiche alla Buarque, che adottavano un registro esistenziale per beffare la censura del regime. Non c’è spazio per le sfumature nella Cotidiano Petista orchestrata dalla Turma, dove a parte il primo verso – «Ogni giorno fa sempre tutto allo stesso modo» – il resto è un attacco frontale con accenti eco-populisti, cioè un po’ schizofrenici, come dimostra il passaggio in cui si ironizza sull’uscita recente di un esponente del ministero dell’Industria, che consigliava ai brasiliani una dieta con più uova e meno manzo.

http://youtu.be/BF249xQQO3w
In piazza i militanti pro-Neves e «anticomunisti» (sic) hanno cambiato le parole nientemeno che a Pra Não Dizer Que Não Falei Das Flores di Geraldo Vandré, che era stato un inno contro la dittatura militare. Dal versante sertanejo invece Guarabyra, del duo Sa & Guarabyra, prova maldestramente a gettare acqua sul fuoco, con la voce di Neves che giura di voler diventare il presidente-di-tutti-i-brasiliani.

Tutt’altra musica girava a sostegno di Marina Silva. L’ex ministro della Cultura Gilberto Gil aveva persino scritto un brano in cui Marina diventava – letteralmente – verbo (“marinare”, ovvero votare per lei). Mentre da parte sua Caetano aveva calibrato parole forti e vibranti, nella speranza di dare al Brasile «la seconda donna presidente» e soprattutto la prima «con la pelle scura». Entrambi sempre presenti alle sorti politiche e culturali del paese, e nel caso di Gil con un passaggio mica da poco nel governo Lula, avevano comunque già votato per Silva nel 2010.

Del tutto immemore dei suoi trascorsi “chavisti” è invece Naomi Campbell, che qui appoggia Neves. A differenza di Tom Morello dei Rage Against the Machine, per restare alle ingerenze “internazionali”, sostenitore di Dilma in un’ottica altermondialista. E anche qui non c’è partita.