«Tutto inutile. Tutto quello che abbiamo fatto nei mesi scorsi è inutile. Siamo tornati alla situazione che c’era prima di Mare nostrum, siamo tornati al 3 ottobre 2013, al giorno del naufragio in cui persero la vita 366 migranti». Ha la voce stanca e nervosa Giusi Nicolini. Ancora una volta è costretta ad assistere impotente mentre dalle motovedette della capitaneria di porto vengono sbarcati i sopravvissuti dell’ennesimo dramma di migranti insieme alle salme di chi non ce l’ha fatta. «Adesso capiremo chi è vivo e chi è morto», dice al telefono il sindaco di Lampedusa. «Mi chiede se questa è una tragedia annunciata? Non lo so. Certo togliendo Mare nostrum era previsto che sarebbero aumentati i morti. L’accusa alla Marina militare era quella di far aumentare gli arrivi dei migranti, quindi dei vivi.

Togliendo la missione abbiamo fatto aumentare i morti.
Il maltempo ha reso i soccorsi particolarmente difficili.
Con il mare a forza 6 le motovedette non possono andare veloci. Il problema è un altro: è normale che debbano partire da Lampedusa e percorrere 100 miglia per soccorrere delle persone? Possono trovarli tutti vivi?

Una conseguenza della scelta fatta con Triton di arretrare la linea di intervento.
Certo. Siamo tornati a prima di Mare nostrum, prima del 3 ottobre 2013.

Quindi è tutto inutile quanto è stato fatto nell’ultimo anno?
Completamente. E’ chiaro che questi morti non interessano a nessuno.

Quanto accaduto è la prova del fallimento di Triton?
Ma sì, però io sono stufa di mostrare le prove, non ne abbiamo più bisogno. Quello che serve è un cambiamento radicale di come viene gestita l’immigrazione. I migranti dobbiamo andare a prenderli noi in Africa, perché se non lo facciamo noi li fa partire la criminalità organizzata, con qualunque tempo, con qualunque mare, tanto pagano alla partenza e se arrivano vivi o morti non gliene frega niente. Se finito Mare nostrum tutto deve tornare come prima, e quindi Lampedusa, nella sua centralità nel Mediterraneo deve ripiombare nella solitudine di prima, io non ci sto. Quindi o il governo trova una soluzione, oppure rimettesse Mare nostrum.

Lei cosa propone?
Penso ai corridoi umanitari, ai piani di ammissione umanitaria azionati presso le nostre ambasciate lungo i paesi di transito. Ma penso anche a campi profughi sotto la governance di organismi internazionali che andrebbero attivati subito lungo le coste nordafricane. Perché sappiamo che queste persone già prima di salire su barconi sono oggetto di stupri, di torture, di sequestri. Quindi o ci pensiamo noi, o comunque loro arriveranno, vivi, morti, annegati, morti di freddo, morti di fame, loro vengono. Non credo di essere folle se chiedo di occuparci di loro un po’ prima che accadano le tragedie.