È il mercato, bellezza, e bisognerà «abituarsi a prendere le operazioni di mercato per quello che sono». Il messaggio che Matteo Renzi invia a Silvio Berlusconi da palazzo Chigi, durante la conferenza stampa con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, non somiglia affatto a una controffensiva dopo una dichiarazione di guerra. L’Opas lanciata da Ei Towers – la società delle torri di trasmissione del segnale tv controllata da Mediaset – su Raiway, l’omologa società controllata dall’azienda di servizio pubblico, va presa per quello che è, un’operazione di mercato, appunto, e «le regole del mercato vanno rispettate». Certo, il presidente del consiglio aggiunge che bisogna rispettare anche le regole stabilite dal governo, in questo caso «quelle che riguardano il 51%» di Raiway, che deve restare pubblico, mentre Ei towers vuole acquisire «almeno» il 66,67% della società delle torri Rai. Ma non si tratta di un’«operazione politica» e «punto», taglia corto Renzi.

Nessun Nazareno delle tv, insomma. Eppure il riconoscimento da parte del premier del gruppo di Silvio Berlusconi come protagonista della partita delle telecomunicazioni, che va oltre quella, comunque importantissima, dell’infrastruttura di rete, a Cologno non passa inosservato. E comunque la stessa partita delle torri resta aperta, nonostante Renzi ribadisca il paletto del 51% in capo alla Rai, il che significa che Ei Towers potrebbe comunque arrivare fino al 49 acquisendo il restante 14% del capitale non collocato quotato in borsa. Del resto il cda di Ei Towers ha già spiegato che le condizioni poste perché l’Opas vada a buon fine (come appunto quella sul 66,67%) possono essere modificate o annullate.
Per decidere la società aspetta che la Rai batta un colpo. Il presidente di Raiway Camillo Rossotto spiega che il consiglio d’amministrazione convocato d’urgenza per ieri pomeriggio dopo le ultime notizie è servito per il momento solo a informare i consiglieri, ma «nessuna decisione è stata presa». E’ prematuro, ha spiegato Rossotto, anche parlare della nomina di un advisor, e resta al momento in programma solo la prossima riunione del 12 marzo, già prevista prima del lancio dell’Opas. L’attenzione resta anche puntata sui titoli azionari: Raiway, dopo il balzo di mercoledì, ha perso il 2,86%; viene registrata invece ancora favorevolmente, con un leggero rialzo (+0,54% per Ei Towers, +0,25% per Mediaset), la recente aggressività del Biscione sul mercato.

Ieri si è riunito anche il cda della Rai, nella sede milanese di corso Sempione. Una seduta fiume di oltre 7 ore durante la quale si è «preso atto» dell’Opas su Raiway ed è stato approvato a maggioranza il piano del direttore generale Luigi Gubitosi sulla riorganizzazione dei tg, con la creazione di due newsroom con due soli direttori: in una confluiranno Tg1, Tg2 e Rai Parlamento, nell’altra Tg3, Tgr e RaiNews. Ogni testata manterrà il suo logo e per la scelta dei direttori dovrà essere pubblicato sul sito dell’azienda un avviso pubblico rivolto sia ai dipendenti che agli esterni. «Dopo 35 anni cade un muro invisibile ma storico – commenta Gubitosi – contiamo di poter risparmiare 70 milioni l’anno». E il dg si lancia nel paragone con la Bbc. Ma nel governo tale paragone sembra azzardato, perché si ritiene che si possa fare molto di più.

Nei prossimi giorni Renzi infatti spingerà l’acceleratore sulla riforma della governance di viale Mazzini. L’idea del decreto è stata accantonata, nonostante Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd, non trovi di meglio, per sostenere la validità di una simile soluzione, che citare il precedente del decreto «salva Retequattro» approvato a fine 2003 dal governo Berlusconi dopo che Ciampi aveva rinviato alle camere il ddl Gasparri. Il disegno di legge del governo dovrebbe arrivare in consiglio dei ministri entro due settimane. La partita, tanto per cambiare, intende giocarla il premier in prima persona. E nell’opposizione cresce il timore della prossima nascita di Tele Matteo.