Una battaglia per non morire. Con i più forti sul ponte dell’imbarcazione e gli altri, i più deboli e più poveri tanto da non potersi permettere di viaggiare all’aria, chiusi nella stiva a morire soffocati per il caldo e le esalazioni del motore. E quando hanno provato a ribellarsi gli scafisti non hanno esitato a ucciderli con bastoni e coltelli. E’ quanto accaduto a bordo del barcone salvato sabato scorso 65 miglia a sud di Lampedusa e ritrovato con i corpi ormai senza vita di 30 immigrati in fondo alla stiva. Un bilancio che sembrava giù drammatico, ma che ora si scopre essere solo una parte dell’inferno scoppiato a bordo dell’imbarcazione dopo la partenza della Libia e che, stando ai racconti dei superstiti, avrebbe provocato almeno altri 141 morti tra quanti sono affogati dopo essere caduti in acqua e quanti invece sono stati uccisi dagli scafisti solo perché tentavano di uscire dalla stiva dove stavano soffocando.

«Il barcone era strapieno, dalle testimonianze ci sarebbero stati almeno 700 migranti», ha spiegato ieri il capo della squadra mobile di Messina, Giuseppe Anzalone. «Le persone di nazionalità araba avevano pagato di più, da 1.000 a 2.000 dollari ed erano sul ponte, mentre gli africani che erano nella stiva avevano pagato da 250 a 500 dollari». La polizia ha arrestato cinque uomini ritenuti gli scafisti dell’imbarcazione. Si tratta di un siriano, due marocchini, un palestinese e un arabo saudita accusati di omicidio plurimo.
Il racconto fatto dai sopravvissuti spiega bene il clima di razzismo e disperazione che spesso si ritrova a bordo delle carrette dei mari. Con i subsahariani trattati come merce senza alcun valore perché più poveri e quindi non in grado di soddisfare le richieste esose degli scafisti. E anche per questo costretti a prendere posto nella stiva, accanto ai motori e senza aria. E guai a ribellarsi. Decine e decine di persone ammassate senza alcuna pietà. «E’ stata tolta la scala interna e chiusa la porta dall’esterno eliminando così l’unica presa d’aria alla stiva», hanno spiegato gli investigatori che hanno raccolto i racconti dei superstiti. «In pochi minuti il calore è diventato insopportabile e l’aria irrespirabile a causa dei gas di scarico del motore. La disperazione ha spinto quindi i prigionieri a forzare la porta e salire in coperta dove si è consumata la tragedia». I cinque scafisti hanno colpito alla rinfusa chiunque tra gli africani, uomini, donne o bambini che fossero, fosse riuscito a salire sul ponte. Armati di coltelli e bastoni hanno colpito e ucciso, buttando poi i cadaveri a mare. Sotto gli occhi degli altri immigrati.
Ora i cinque scafisti devono rispondere di omicidio plurimo. Gli investigatori della squadra mobile di Messina li hanno individuati appena in tempo, prima che riuscissero a fuggire visto che tre di loro avevano già in tasca un biglietto del treno per recarsi al nord.

«Ormai al situazione dei migranti del Mediterraneo è insostenibile», ha detto ieri il presidente della Camera Laura Boldrini intervenendo al convegno «Prima che prendano il mare » che si è tenuto alla Camera. Una situazione, quelle delle migliaia di disperati che in fuga dalla guerra, che per i presidente Boldrini non riguarda solo il nostro paese ma l’Europa. che deve agire per togliere i migranti dalle mani dei trafficanti di uomini. «Si potrebbe consentire ai migranti di fare domande di asilo nei paesi di transito», ha detto la Boldrini ricordando come il Mediterraneo sia «una frontiera europea, c’è da rivedere Frontex e c’è bisgono di attuare un nuovo sistema». Presente al convegno anche il ministro degli Interni Angelino Alfano, che è tornato a chiedere un maggior impegno da parte di Frontex. «Occorre chiudere Mare nostrum e sostituirla con Frontex, per fare questo, però, serve una decisione politica degli Statai membri ed è necessario aumetare le risorse».

Intanto sorgono le prime polemiche sul sitema di accoglienza messo a punto dal Viminale, e che prevede una divisione dei profughi tra le regioni. Il governatore del Veneto, il leghista Luca Zaia, si è detto indisponibile a ospitare altri profughi. «Abbiamo già dato», ha detto. «Contrariamente a quanto affermano tanti tromboni, più del 10% della nostra popolazione è formata da immigrati ben integrati».