L’Europa, con Federica Mogherini e la Nato, attraverso la preparazione all’incontro a Cardiff di domani, mostrano il volto più burbero e severo del mondo che orbita intorno agli Usa contro la Russia, dimostrando le proprie mire sull’Ucraina, paese giunto in una condizione di guerra bloccata, anche a causa della pretese occidentale di sottrarla all’area di influenza russa. E Mosca di sicuro non starà a guardare, annoverandosi tra cui paesi che ormai – come hanno scritto alcuni analisti – non accettano più che al mondo l’ultima parola sia sempre americana.

Come annunciato la Nato, dopo la «chiamata» recente di Kiev, non si farà aspettare. Secondo quanto comunicato ieri, un primo gruppo di militari sarà già pronto in 48 ore, mentre già da oggi un contingente sarà in grado di iniziare le proprie esercitazioni nell’Europa orientale. In questo caso, contrariamente al solito, la Nato non nasconde le proprie intenzioni. Si tratta di un gesto duro, deciso e che tutto sommato conferma quanto questa storia ucraina va dicendo dall’inizio. Le velleità di allargamento a est della Nato, così a lungo negate, ora vengono presentate sotto forma di risposta a Putin, a sua volta costretto a reagire all’intenzionalità di Nato e Usa, con il rimorchio confuso della Ue. Centinaia di soldati di nove Paesi della Nato, con blindati e aerei, partecipano dunque da oggi fino a lunedì 8 settembre ad esercitazioni militari sul fronte orientale. Lo ha reso noto l’Alleanza atlantica, precisando che le manovre avrebbero dovuto essere inizialmente a guida Stati uniti, ma sono poi passate alla Nato nell’ambito dello sforzo in corso per rassicurare i Paesi dell’est dinanzi «alle mosse aggressive della Russia» contro l’Ucraina.

«Steadfast Javelin II» è il nome in codice delle esercitazioni e serve a «dimostrare l’impegno della Nato nei confronti del suo obiettivo fondamentale di salvaguardare la libertà e la sicurezza dei suoi membri e alleati», spiega l’Alleanza. Tra i Paesi coinvolti nelle manovre, Germania, Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia, Stati uniti e Canada. E questa risposta della Nato pare abbia la diretta benedizione di Obama, che mal digerisce le accuse di immobilismo in arrivo dall’interno. L’incontro di giovedì a Cardiff sarà quindi risolutivo: «Le tensioni cui stiamo assistendo tra la Russia e l’Occidente saranno in primo piano in Galles – spiega Ivo Daalder, ex ambasciatore Usa alla Nato e oggi a capo del Council on global affairs di Chicago – Il presidente guiderà lo sforzo» per dimostrare l’impegno dell’Alleanza contro la sfida di Mosca per ridisegnare l’ordine europeo post guerra fredda, perché Obama «vuole riaffermare l’unità e la forza della Nato».

E sulla guerra ucraina e la conseguente tensione economica – gas da un lato, agro alimentare dall’altro – è intervenuta l’appena nominata Lady Pesc, l’italiana Mogherini. Forse per allontanare da sé i sospetti che hanno minato la sua elezione (è stata accusata di essere troppo vicina alla Russia, leggi in primo luogo Eni) ieri Mogherini ha sparato a zero contro Putin e la Russia, riadattando per l’ennesima volta le parole d’ordine europee a quella dei capi, la Nato. La ministra, in audizione all’Europarlamento a Bruxelles, ha specificato che «la partnership fra la Russia e la Ue è finita per scelta di Mosca e per le conseguenze di quanto successo sul territorio» ed è chiaro «che non si possa parlare più di partenariato».

In ogni caso, ha continuato la ministra degli Esteri, è «impossibile affermare che non sia nel nostro interesse» cercare di ristabilire in futuro condizioni di partnership con Mosca, anche se «al momento non ci sono le condizioni, per scelta di Mosca. Ha poi sottolineato che «la Russia, e questo è innegabile, resta un attore politico nelle sfide regionali, ma non è più un partner strategico. Spero che in futuro cambi e che voglia ritornare a essere un partner strategico della Ue». Mogherini ha definito l’incontro del gruppo di contatto sull’Ucraina avvenuto a Minsk «una piccola luce nel buio totale. Lavoreremo per far crescere questa luce».