I sorrisi, le battute, la stretta di mano, gli applausi. E anche un bacio. Susanna Camusso ieri ha vissuto una strana giornata. Per lei e per la Cgil. Per la prima volta il segretario generale ha partecipato ad una manifestazione di una sua categoria senza chiuderla dal palco. Le sue parole sono arrivate «a margine», pronunciata sulla scaletta che portava al palco.

Il rapporto fra la confederazione e la più antica e barricadera fra le sue categorie ieri ha vissuto una nuova pagina. Se nel 2012 e nel 2013 Camusso aveva disertato le piazza della Fiom di Landini – mandando altri segretari confederali a parlare dal palco – proprio a sottolineare le differenze e divisioni specie in vista del congresso, solo lo scorso 14 novembre aveva chiuso dal palco di piazza del Duomo a Milano lo sciopero generale (del Nord) della Fiom. La ritrovata unità della Cgil era poi stata ribadita nell’ultimo Direttivo del 18 febbraio con il lancio della proposta di un nuovo statuto dei lavoratori e la possibilità di arrivare ad un referendum abrogativo del Jobs act.

Ma pochi giorni dopo è arrivata la nascita della coalizione sociale con la riunione informale tenuta nella sede della Fiom. I colloqui fra Landini e Camusso hanno riavvicinato le posizioni, portando il segretario generale della Cgil in piazza. Senza parlare.

È arrivata da Reggio Calabria (dal congresso di Md) a piazza del Popolo andando incontro al corteo. Poi è salita sul palco. Landini è arrivato dopo e da una direzione diversa. Solo a quel punto si sono salutati. Una stretta di mano al posto dei recenti abbracci pubblici delle tante manifestazioni. Poi il tanto tempo passato sulla scaletta. Ad ascoltare gli interventi e a placare la pressante richiesta di televisioni e giornalisti per qualche battuta di circostanza. «In questa piazza ci sono metalmeccanici iscritti alla Cgil che sono lavoratori giustamente in lotta perché la legge delega sul lavoro riduce i diritti, perché vogliono rinnovare il contratto di lavoro, perché sono il settore che ha pagato più pesantemente la crisi in termini di disoccupazione».

Niente di più. Quando Maurizio Landini comincia il suo comizio conclusivo, Camusso sale sul palco. Rimane in fondo. Stefano Rodotà viene a salutarla e il sorriso è sincero. La sigaretta fumata e il preludio alla faccia tirata quando ascolta Landini parlare di coalizione sociale: «Se non la facciamo noi, non la fa nessuno». La chiusura con Bella Ciao, la canzone che lei ha sempre ballato su tutti i palchi, diventa invece l’occasione per salutare Landini e lasciare il palco. Per ora dunque la Cgil e la coalizione sociale non sono compatibili. Almeno sopra a un palco. m. fr.