La destra è seduta sulla riva del fiume in attesa di veder passare il cadavere del centrosinistra. Lucida follia o pulsioni suicide? Chissà. In Calabria il Pd sta celebrando il suo psicodramma. Più che Tafazzi sembra Fantozzi. Un partito pronto a subire umiliazioni pubbliche e private. Come già due anni fa, alle politiche, il centrosinistra in testa a pochi metri dal traguardo fa tutto per perdere le regionali. E forse le perderà.

A quasi sei mesi dalla condanna in primo grado a sei anni del presidente Peppe Scopelliti, tutto è in alto mare. Non si conosce la data delle elezioni, non si indicono i comizi, non si conoscono i candidati. Un caos istituzionale con due protagonisti: il Pd, appunto, e Antonella Stasi, la presidente facente funzioni che fa e disfa dalla sera alla mattina. Venti giorni fa aveva indicato il 12 ottobre come election day per fare uno sgambetto al centrosinistra che aveva fissato le sue primarie interne per il 14 settembre.

Già, le primarie. Qui ne esistono di due tipi: quelle di coalizione e quelle istituzionali, sancite da un’astrusa legge elettorale regionale, su cui pende un giudizio di incostituzionalità. Stasi aveva convocato le primarie istituzionali a luglio, ma nessuno aveva partecipato. Ci ha poi riprovato fissandole per il 21 settembre e ricevendo la partecipazione di Franco Corbelli, del Movimento dei diritti civili, dell’ex sottosegretario all’Ambiente, Elio Belcastro, e, persino, di Mario Maiolo, consigliere regionale Pd e presidente di Legautonomie. Che si è candidato solo per poche ore, dopo aver ricevuto il niet dal Nazareno. Il Pd nazionale, con un comunicato al vetriolo, aveva, infatti, intimato di «non partecipare alle primarie istituzionali previste per il 21 settembre ma di fare solo quelle di coalizione il 7 o il 14 settembre». Fosse facile. Perché quello che va in scena sotto il nome di primarie è in realtà un congresso sottotraccia, guerreggiato, animato da fazioni in perenne lotta, una disfida all’ultimo colpo.

Un brutto spettacolo. Che non piace per niente ai vertici del Pd, a Renzi in primo luogo. E così si affaccia come un’ombra l’ipotesi del “papa nero”, una figura super partes capace di mettere a tacere le frizioni interne e le opposte fazioni, capeggiate da Mario Oliverio, presidente della provincia di Cosenza, più volte sindaco di San Giovanni in Fiore, dalemiano- bersaniano- cuperliano, e Callipo il giovane, Gianluca, nipote di Pippo, il “re del tonno”.
E così domenica Luca Lotti, numero due del Pd, e braccio destro di Renzi, si è avvicinato ad Oliverio e gli ha detto: «Senti Mario, noi pensiamo a un magistrato per la presidenza della Regione, e crediamo sia meglio non fare le primarie per non spaccare il partito».

Il colloquio tra il sottosegretario Lotti e il candidato Oliverio è avvenuto all’Hotel Ashely di Lamezia per poi proseguire in auto nel tragitto verso l’aeroporto. Il nome del magistrato a cui pensa Lotti è Salvatore Di Landro, procuratore capo a Reggio. Apriti cielo. Oliverio è andato giù duro: «Avete deciso di fare le primarie in Emilia, perché non si possono fare in Calabria? Qui da mesi stanno giocando a farle saltare perché hanno paura che a vincerle possa essere io. Ma nessuno, da Minniti a Guerini, quando li ho incontrati a Roma mi ha detto che sul mio nome c’era un problema, altrimenti mi sarei regolato diversamente. Ora il treno è partito e non ci sono le condizioni per fermarlo. Altrimenti deraglia». Oliverio e Lotti si sono lasciati all’ingresso dell’aeroporto. Il primo in partenza verso Crotone per continuare il viaggio elettorale, il secondo direzione Roma con una convinzione in più: le primarie sono l’unico modo per tenere unito il partito.

A sinistra del Pd, intanto, si assiste sgomenti. C’è chi, come Gianni Speranza, sindaco di Lamezia e dirigente nazionale di Sel, a queste primarie ha creduto, e continua, nonostante tutto, a crederci da candidato in campo. Ma dice «basta con le pantomime, il punto è la data delle elezioni, le primarie vengono di conseguenza». Per poi lanciare una bordata al Pd «per l’ambiguità con cui sta gestendo la situazione, in un congresso permanente, che consente a Stasi di giocare con le istituzioni».

Poi c’è il resto della lista Tsipras. Quelli che vedono le primarie e l’alleanza con il Pd come fumo negli occhi. A cominciare da Rifondazione che lancia oggi il progetto L’altra Calabria. Lo fa da Lamezia, a casa Speranza. «Sel sta sbagliando i tempi – dice Pino Scarpelli, segretario regionale Prc – Speranza poteva essere il candidato della coalizione di forze sociali e partitiche che ha dato vita alla lista Tsipras. Ma dalle europee in poi, Sel ha iniziato a deragliare dal percorso comune. Noi siamo alternativi al Pd e coerenti». E si fanno già i nomi per il candidato presidente: dall’archeologo Battista Sangineto al medico per l’ambiente Ferdinando Laghi al giurista Alessandro Mazzitelli.