Processo per Bertolaso, ma le parti civili non si costituiscano nei confronti dell’ex capo della Protezione civile. È la singolare posizione del procuratore generale presso la Corte d’Appello dell’Aquila, Romolo Como. Dal processo agli scienziati della Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei Grandi Rischi, che si riunì a L’Aquila il 31 marzo 2009 – a meno di una settimana dal terremoto che, il 6 aprile successivo, devastò il capoluogo d’Abruzzo facendo 309 vittime -, è stata stralciata, dapprincipio, la posizione di Bertolaso. I sette membri della commissione – Franco Barberi, allora presidente vicario; Bernardo De Bernardinis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione civile; Enzo Boschi, all’epoca presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia; Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti; Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto Case; Claudio Eva, ordinario di fisica all’Università di Genova e Mauro Dolce, direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile – sono stati tutti condannati in primo grado, il 22 ottobre 2012, per lesioni ed omicidio plurimo colposo, a sei anni di carcere. In appello c’è stata l’assoluzione per 6 dei componenti, mentre De Bernardinis è stato riconosciuto colpevole (2 anni la pena). L’accusa è di aver tranquillizzato la popolazione, dopo la riunione del 31 marzo, sottolineando che non c’era pericolo incombente. La sorte giudiziaria di Bertolaso, che indisse quell’incontro, è stata diversa. Per il capo della Protezione civile e per l’allora assessore regionale, Daniela Stati, esiste da sempre un fascicolo a parte, un procedimento «satellite». Per Bertolaso ci sono state due richieste di archiviazione, entrambe respinte dal gip. E così è intervenuta la Procura generale dell’Aquila che ha avocato il caso a sé e che il 13 marzo scorso ha chiesto il rinvio a giudizio per Bertolaso. Le imputazioni? «Il massimo responsabile della Protezione civile – scrive Como – con lo scopo di tranquillizzare i cittadini a fronte di voci ritenute allarmistiche, «per zittire qualsiasi imbecille» e correggere «perché esageratamente ed improvvidamente ottimista un comunicato, diffuso dalla Protezione civile il 30 marzo 2009, dopo una scossa sismica di magnitudo 4.0 della scala Richter, che diceva che non erano più previste altre scosse di alcun genere…, convocava di sua iniziativa una riunione della Commissione Grandi Rischi, per mettere a tacere e rassicurare la popolazione». Concordò – fa presente ancora il pg – «con il suo vice, il prof. De Bernardinis, che in sua vece avrebbe dovuto presenziare la riunione, di proporre e discutere la tesi, scientificamente inesatta e fuorviante, secondo la quale il continuo sciame sismico, che si protraeva dall’ottobre 2008 con scosse di media dimensione, avrebbe avuto l’effetto positivo di scaricare energia evitando la scossa più forte». Dunque – sostiene la magistratura – Bertolaso disse ai «suoi» che nella riunione, che venne indirizzata in questo senso, «la primaria necessità» era di scongiurare allarmismi. Così fu, seguendo le istruzioni del capo, e, dai luminari, dai massimi esperti del settore, venne valutato «con superficialità il reale rischio di un grave evento sismico». Di ciò deve rispondere Bertolaso, di aver messo su «un’operazione mediatica» e fuorviato e manipolato la situazione.
Ma, colpo di scena, contestualmente alla richiesta di rinvio a giudizio, il procuratore Como in un altro atto, di 7 pagine, chiede al gip del Tribunale dell’Aquila, che le parti civili vengano tenute fuori dal procedimento penale contro Bertolaso per «insufficienza di prova sul nesso causale» tra le morti e «il messaggio rassicurante» propagandato. E, addirittura contraddicendosi, parla «di comportamento imprudente tenuto da ciascuna delle vittime rimaste in casa la notte del terremoto». Secondo Como, quindi, i cittadini, soprattutto quelli deceduti, nonostante lo #staisereno della Protezione civile, avrebbero dovuto rimanere fuori dalle abitazioni per tutto il tempo. «Inaudito ciò – tuona l’avvocato Maria Grazia Piccinini, anche mamma di una studentessa ventiquattrenne vittima del sisma, – . Il Codice non consente al pm di escludere le parti civili dal costituirsi in giudizio contro un accusato. E per questo ci siamo opposti con un ennesimo ricorso». Intanto ieri, 31 marzo, sesto anniversario della riunione della Grandi Rischi, L’Aquila è stata tappezzata di striscioni del Comitato 3e32 e di Casematte, con stralci del verbale di quella riunione e delle sconcertanti intercettazioni telefoniche uscite negli anni successivi e legate proprio a Bertolaso.