La Grecia ha da oggi un nuovo premier, Alexis Tsipras, il più giovane nella storia del paese. Un esponento politico postcomunista; un pragmatico che vuole però cancellare il memorandum della Troika senza uscire dall’ Ue. Tsipras non è infatti un euroscettico; semmai propone un modello diverso per l’Unione europea che sorprende un po’ tutti. È inoltre un «realista». La necessita di formare immediatamente un governo con una maggioranza solida per far fronte agli urgenti problemi del paese, ovvero i rapporti turbolenti tra Atene e i creditori internazionali per il risanamento economico, e la crisi umanitaria lo ha spinto a formare un governo di coalizione con i Greci indipendenti (Anel) della destra nazionalistica anti-memorandum.

Alleanza di scopo

Un alleanza sommato di scopo, che ha lasciato un po’ perplessi i militanti e dirigenti di Aristero revma, la corrente di sinistra di Syriza che si schiera sempre a favore di «soluzioni chiare». Ma una proposta alternativa alla collaborazione post-elettorale con Anel non è venuta stata nemmeno da parte da Aristero revma. Esclusa l’ipotesi di un accordo con i comunisti del Kke, che considerano Syriza un partito pro-memorandum della troika. Di fronte il rischio di un ritorno alle urne, come prevede la legge greca, ha spinto Syrixa a cercava una soluzione rapida.

L’alleanza con un partito anti-memorandum anche se di destra era quindi l’unica via da seguire. Una soluzione facilitata dal fatto che Anel non si oppone all’applicazione immediata di misure che ripristino alcuni diritti cancellati dalla troika, come il ritorno in vigore dello stipendio minimo, dell’ assistenza sanitaria per tutti, compresi i disoccupati, della tredicesima per i pensionati più poveri, gli aiuti per chi rischia di perdere la propria abitazione a favore delle banche, per chi non ha da mangiare oppure non riesce a pagare le bollette elettriche. Questo è quanto viene sostenuto nel quartier generale del Syriza, in via Koumoundourou.

I rapporti con il centro-sinistra

Non mancano però anche pareri diversi. Non per quanto riguarda un eventuale collaborazione tra Syriza e il Kke, visto che quest’ultimo è da sempre un partito euroscettico, dogmatico e autoisolato che ha rifiutato ogni possibile cooperazione con Syriza (la sua storia e segnata da tante scissioni e gran parte dei dirigenti del Syriza provengono dal Kke). Le differenti opinioni riguardano la possibilità di una apertura della sinistra radicale al centro-sinistra in base ad un accordo programmatico.

La Sinistra democratica, con la quale Tsipras aveva aperto un dialogo due mesi fa, è stata però esclusa come interlocutore dal comitato centrale del Syriza. Inoltre, domenica ha raccolto appena il 0,5% dei voti ed e rimasta fuori dal parlamento. Nessuna possibilità di alleanza è stata prevista con i socialisti, nonostante i loro tentativi dell’ultimo momento per un voto di sostegno ad un governo del Syriza. Non solo perche il Pasok è un partito pro-memorandum, ma anche perché il suo leader Evanghelos Venizelos viene considerato «persona innaffidabile».

Il terzo partner dell’area di centro e centro-sinistra è Potami. Fondata un anno fa dal giornalista televisivo, Stavros Teodorakis, si è piazzato al quarto posto, subito dopo i nazisti di «Alba dorata», con il 6,05% e 17 seggi. I suoi voti provengono soprattutto dal Pasok, ma anche dalla destra liberale e dalla sinistra riformista, mentre i suoi dirigenti si presentano come professionisti di successo nel mondo del lavoro. Il Potami non ha le idee chiare sul memorandum. Per Syriza, invece, è un partito pro-memorandum e comunque avrebbe costretto Tsipras a un estenuante negoziato prima ancora di trattare con la troika.

Una coabitazione difficile

L’accordo, invece, con i Greci indipendenti – nati nel febbraio del 2012 da una scissione nazionalista di Nea Dimokratia – è stato raggiunto al primo tentativo, perché al suo leader, Panos Kammenos, «piace il potere e farsi vedere». «Il partito degli Anel sosterrà il governo che sarà formato dal presidente incaricato. Da questo momento il Paese ha un nuovo governo» ha affermato ieri mattina Kammenos, dopo un breve incontro con il leader della sinistra radicale. Fino a ieri non era stato reso noto quale dicastero prenderà Kammenos, ma molti analisti lo danno certo al ministero della difesa.

La coabitazione tra la sinistra radicale e la destra nazionalistica non sarà tuttavia facile. Come e stato detto da Tsipras e da Kammenos durante la campagna elettorale, «c’e un abisso culturale tra i due partiti». L’accordo è stato però fatto e la sua durata dipenderà dalla tenuta del denominatore comune tra le due formazioni politiche: il rifiuto del memorandum della troika (Fmi, Ue, Bce) e l’urgenza di fare fronte alla crisi umanitaria e sociale. La migrazione di decine di migliaia di persone dall’est, l’asilo politico, la violazione di diritti umani dei rom e delle minoranze religiose, che abitano in Grecia, i rapporti tra lo stato e la potente chiesa ortodossa, i matrimoni omosessuali, sono alcuni argomenti che trovano tuttavia i due partiti distanti anni luce.

La rottura del protocollo

La distanza tra i due partiti è evidente ai più. E quello che ha fatto ieri Tsipras dopo l’accordo con Anel avrebbe in altri tempi provocato uno choc a Kammenos: il leader di Syriza ha infatti «rotto» il protocollo, lasciando perplessi il mondo politico e una società tutto sommato conservatrice e legata alle tradizioni.
Niente giuramento religioso di fronte all’archivescovo di Atene, come si fa da quando è stato fondato lo stato ellenico, nessuna dichiarazione ufficiale ai rappresentanti dei media locali e internazionali. Il leader della sinistra radicale ha preso semplicemente la benedizione dell’archivescovo di Atene, è stato ricevuto dal presidente della Repubblica che gli ha dato l’incarico di formare il governo, ha giurato di fronte la massima autorità del Paese per poi recarsi al Skopeftirio (Campo di tiro) di Kesariani dove ha deposto un mazzo di fiori in ricordo dei 200 greci membri della Resistenza fucilati dai nazisti il 1° maggio del 1944.

Il premier uscente, Antonis Samaras – per la prima volta nella storia dello stato ellenico – non ha voluto ricevere Alexis Tsipras al Megaro Maximou, sede del governo e residenza del presidente del consiglio dei ministri. Il nuovo premier è entrato nel Palazzo Ghigi greco accompagnato dai suoi stretti collaborattori, ma non c’era nessuno a riceverlo. La sala d’ingresso era vuota.

Il nuovo esecutivo

Il nuovo esecutivo, contrariarmente ai precedenti, presterà giuramento oggi. Sarà composto soltanto da dieci membri (finanze, sviluppo, trasporto e infrastrutture, interni, istruzione, lavoro, giustizia, difesa). Secondo fonti del quartier generale di Syriza, vi faranno parte noti dirigenti della sinistra radicale, come il responsabile della politica economica del Syriza Yannis Dragasakis, i professori di economia politica Yannis Varoufakis e Yorgos Stathakis, il capogruppo parlamentare e leader dell’Aristero revma (Corrente di Sinistra), Papanjotis Lafazanis, il vice-presidente dell’europarlamento Dimitris Papadimoulis, ma anche note personalità fuori dal partito.
Non si capisce ancora come reagiranno i mercati alla netta vittoria del Syriza. Ieri la Borsa di Atene è partita in rosso, ma poi ha limato le perdite.