Non si chiede l’età a un festival delle donne, però possiamo dire che Cinema e donne di Firenze del Laboratorio Immagine donna diretto da Paola Paoli e Maresa d’Arcangelo, possiede una consolidata esperienza conquistata sul campo negli anni più battaglieri, in quelli del riflusso, nell’allargamento degli orizzonti, al tempo del digitale. Sono state inoltre le prime a far arrivare dai paesi dell’est film tenute sotto stretta sorveglianza, a far scoprire l’universo della produzione negli anni in cui alle donne non era consentito maneggiare grossi budget (e talvolta neanche piccoli)e neanche parlare di denaro. Lo sguardo è in questa edizione è puntato oltre che al Portogallo, Svezia, Spagna, Germania e Canada, anche ad oriente con il grande evento della partecipazione di Guo Xiaolu, scrittrice e cineasta cinese che vive in Inghilterra, premiata a Locarno per She, a chinese (dal romanzo che gli procurò l’esilio, sulla generazione di Tienanmen).
Ci sembra di essere tornati indietro nel tempo quando si sente parlare di violenza contro le donne, noi della generazione femminista che bastava un battuta infelice a liquidare chiunque. Il festival entra quindi nel vivo dell’attualità con l’evento speciale, Violenza invisibile. Abusi culturali e fisici sulle donne, dell’associazione AntropoLogiche, regia di Silvia Lelli, assistente Matilde Gagliardo, dove si svela l’esperienza personale – la parola rende visibili, si dice – su violenza fisica, ma anche psicologica («come piccoli coltelli infilzati ogni giorno dentro una donna», dice Margarethe von Trotta nel film). Il film indica come uscirne e come arrivare a una legge sul femminicidio visto che non c’è neanche una statistica verosimile. «Persona» è il titolo di questa edizione del festival dedicata ai diritti dell’individuo in varie parti del mondo: dalla Tunisia Kauther Ben Hania con Le Challat de Tunis, ha realizzato una commedia sotto forma di documentario (era all’Acid a Cannes) dove la regista dopo la rivoluzione dei gelsomini si mette alla ricerca di un misterioso personaggio, una leggenda metropolitana, il motociclista che, nel 2003, armato di coltello colpiva le natiche delle ragazze a passeggio. Una cinematografia con una grande tradizione quella tunisina, fin dagli anni settanta, e in Militantes Sonia Chamki, docente universitaria e già sui set con il famoso produttore Attia, interviene sulla candidatura alle elezioni dopo la rivoluzione delle donne militanti in fatto di diritti dell’uomo, contro la tortura, la difesa della libertà, una tematicache le giovani cineaste oggi sono impegnate a sostenere.
Mentre si terrà fino tutto il 2016 il progetto «Il resto di niente» a dieci anni dall’uscita del magnifico film di Antonietta De Lillo, con proiezioni a Napoli, Roma e Milano, nelle scuole e nei luoghi dove il film è stato girato, dal romanzo di Enzo Striano sulla figura di Eleonora Pimentel Fonseca, la regista sarà a Firenze con il suo Let’s go, la crisi del 2008 a partire dalla vicenda del fotografoe operatore Luca Musella, con La pazza della porta accanto, Alda Merini, con il film partecipato Il pranzo di Natale. Le cineaste italiane che nelle prime edizioni erano rarità sono ormai dei punti di riferimento, come Wilma Labate. Ma chi ricorda ancora Muzzi Loffredo di Occhio nero occhio biondo occhio felino film delle origini del nostro femminismo cinematografico? Martina Amato ne fa un ritratto dedicato alle nuove generazioni. E non mancherà di destare scalpore il film Sbagliate di Elisabetta Pandimiglio e Daria Menozzi, che parla come suggerisce il titolo e la morale comune, delle donne senza figli. Matrimonio e divorzio, gravidanza, emigrazione sono temnatiche affrontate dai film di Susanna Nicchiarelli, Nefeli Sarri, Sophie e Anna-Lisa Chiarello.