Orosia è un cohousing di “creature viventi”: umani, piante e animali. Gli animali sono arrivati l’anno scorso , con il loro “passaporto” con tanto di nome e vaccinazioni.

Emy, Ely ed Evy , pecore nane, sono diverse nel colore del manto: nero, marrone, bianco. Razza bretone originaria dell’isola d’Ouessant: la razza ovina più piccola al mondo. A Marzo è nato Ary,l’ agnellino.

Arzilla e Standme sono asine, mamma e figlia, di razza sarda. Quando è arrivata qui, Arzilla era incinta . Quando 20 giorni fa nasce Zuzù, la notizia si diffonde veloce attraverso cellulare tra tutti i coabitanti di Orosia, con la foto della piccola creatura dal pelo grigio, come nella migliore tradizione degli asinelli sardi . All’imbrunire andiamo tutti insieme a vederlo .Zuzù è steso immobile, caduto dal casotto –cisterna sopra il quale spesso le pecore e l’agnellino vanno a giocare. Lo troviamo morto.

Ci mettiamo in cerchio e arrivano gli animali. Le asine stanno in disparte. Il bosco, la vigna e noi stiamo in un silenzio irreale, sotto un cielo plumbeo e umido che minaccia pioggia.

Arzilla raglia per tutta la notte.Mi sembra di sentire il suo dolore, simile al nostro.

Vi sto scrivendo questo da Rive, raduno degli ecovillaggi italiani (vedi www.ecovillaggi.it) , presso la comunità di Bagnaia in Toscaca, che compie 35 anni. Qui circa 700 persone, arrivate da tutte le regioni, campeggiano nella campagna della comunità, in radure di prato circondate dal bosco. L’ospitalità è stupenda: compost toilet e docce perfetti, sapone biologico. Vietati droga e alcool. Cibo ottimo .

Da giovedì a Domenica si svolgono Workshops su temi “ecologici”: coltivare la terra, energia e costruzioni “ecosostenibili”, vivere in comunità, spiritualità… Vengono presentati gli ecovillaggi della rete Rive ed i nuovi progetti . E’ sorprendente la diversità organizzativa ed economica delle varie realtà: “comunità intenzionali” da 6-10 persone fino a 600-100. Alcuni ecovillaggi sono più impostati sul lavoro della terra e l’autosostenibilità, altri sulla ricerca, altri su una vita molto frugale e spartana, nei boschi, senza energia elettrica.

Ancor più sorprendente qui il rispetto reciproco per le diversità .

I bambini , numerosi, giocano tra loro ; c’è il laboratorio per i ragazzi dai 14 ai 21 anni, il luogo attrezzato per bimbi piccoli.

Al primo impatto si respira il clima “beat generation”; più che senso di ribellione c’è operosità a passione, cuore ed intelligenza collettiva che“spera “ e lavora per un mondo migliore, che ama la terra e vuole prendersene cura al meglio. Il titolo è ”finestre su un mondo possibile” e forse come dicono loro il futuro passa da lì.

Ritorno a a Orosia che è sera .

Penso a Rive , a Zuzù ed alla fragilità che caratterizza il nostro esistere. Fragilità che diventa, se accettata e non denigrata , un valore etico e di civiltà che ci unisce e trasforma il mondo. Così le emozioni” fragili” di Rive come la gentilezza, la gioia,la mitezza, l’attenzione per l’altro, se riconosciute e perseguite, cambiano le relazioni interpersonali e con l’ambiente, creano un clima di accoglienza e diventano un valore di pace. Così le condizioni “fragili”, come quella di Zuzù, di tutte le creature piccole, degli anziani, dei malati, dei poveri, degli emarginati, dei migranti, se accolte e protette, diventano il valore di una comunità che “si prende cura” .

Anche la speranza è un sentimento fragile che, coltivato, diventa la forza che porta lo sguardo oltre, che ci rimette continuamente in gioco. Diventa, come scrive S.Weil, “L’essenza estrema del coraggio”.