Per iniziativa di Gaspare Bona (Instar Libri) e Daniela Di Sora (Voland) è stata scritta e diffusa nei giorni scorsi una lettera a sostegno del Salone del Libro di Torino. In ventisette anni è infatti diventato «un patrimonio di tutti – si legge nella lettera che ora è pubblicata anche nel sito ufficiale della kermesse torinese – dai lettori di ogni età che hanno a disposizione una magnifica vetrina in cui esplorare i libri e conoscere i loro autori, a chi lavora in editoria e qui trova un fertile terreno di contatto e confronto, agli editori grandi e piccoli che possono incontrarsi fra loro e con i lettori, e ampliare i loro orizzonti grazie anche all’International Book Forum».

L’antefatto, ovvero ciò che ha spinto Gaspare Bona e Daniela Di Sora a diffondere l’appello, sembra essere proprio l’International Book Forum che rischia quest’anno di non avere luogo per scarsità di risorse finanziarie. Lo spiega la stessa Di Sora, affezionata al Salone del Libro non solo come edizioni Voland – presenti all’appuntamento torinese ormai da venti anni. «È indubbiamente la manifestazione intorno ai libri più importante d’Italia. Ve ne sono altre, penso a Mantova, a Roma, a Pisa, ma Torino ha pur sempre la sua anzianità di servizio oltre a uno speciale significato per me e credo per tanti editori che vi partecipano. Siamo in molti a pensare che rinunciare all’IBF andrebbe a discapito di una rete ormai consolidata intorno al Salone e che attende il momento torinese per confrontarsi. Ecco l’attenzione anche da parte di agenzie straniere che si stupiscono di quanto potrebbe capitare, l’ultima email che ho ricevuto è arrivata da Andrea Vogel (Literarische Agentur Michael Gaeb)».

Le adesioni che passano in rassegna molti fra gli editori italiani (fra gli altri Neri Pozza, E/O, Nottetempo, La nave di Teseo, Marcos y Marcos, Sellerio Editore, Salani Editore, Codice, Jacobelli Editore, Nutrimenti), comprese le associazioni Odei (Osservatorio degli editori indipendenti) e Fidare (Federazione italiana degli editori indipendenti), stanno crescendo giorno per giorno e cominciano ad aggiungersi anche realtà editoriali stranier; da New York, Istanbul, Bruxelles, passando per la Serbia, Berlino, Monaco, Londra e molti altri.

Daniele di Gennaro di minimum fax, anche lui tra i firmatari dell’appello, ha parole nette: «minimum fax ha un debito ambientale con il Salone del Libro, ci è praticamente nata dentro nel 1993. La casa editrice non aveva capitali, nasceva da una rivista via fax, quindi dal nulla. È stato un ambiente dove orientarsi, prendere contatto con i tanti mestieri dell’editoria, vedere tutti insieme i risultati delle linee editoriali è stato decisivo. Abbiamo avuto spazio, incontrato tante persone che ci hanno dato una mano e informazioni fondamentali. Io spero che una casa editrice appena nata possa sempre trovare un luogo dove poter capire che un percorso editoriale indipendente è possibile. E quel luogo in Italia è il Salone del libro di Torino».

Della stessa opinione è anche Marco Federici Solari (L’Orma editrice), ricordando l’accoglienza della Fondazione preposta all’organizzazione del Salone per quella che è una piccola realtà editoriale ma con un catalogo molto attento agli autori stranieri: «Ci concentriamo in particolare sulla letteratura francese e tedesca e, certo, se l’IBF dovesse essere soppresso o sospeso potrebbe causare a noi e a molti altri dei discreti disagi».
E sarebbe una disdetta di un certo rilievo che una sezione internazionale che si è distinta negli ultimi sette anni di attività del Salone fosse gettata alle ortiche per miopia. Pietro Biancardi ed Emilia Lodigiani di Iperborea, in calce al sostegno già accordato per l’iniziativa, credono sia importante sottolineare «l’impegno costante di Ernesto Ferrero e la lungimiranza e inventiva che ha avuto negli ultimi anni la sua gestione culturale del Salone». Spesso infatti – aggiunge Biancardi – si fa polemica sulla gestione di carattere economica, dimenticando quanto grande e coraggioso sia stato il lavoro della Fondazione».