La fantasia al potere, a Milano, sarà per la prossima volta. Il manager Stefano Parisi è il candidato sindaco del centrodestra. Era nell’aria, ma la mossa astuta, un candidato non ringhioso, di grande esperienza e capace di pescare tra i moderati, aveva senso solo in caso di vittoria di Beppe Sala, l’altro manager che si è prestato a guidare il fu centrosinistra milanese con l’obiettivo di raccogliere consensi al centro. La sfida è chiara: adesso vediamo un po’ chi ci riesce meglio.

“Accogliendo l’invito che mi è stato rivolto da tutte le forze politiche del centrodestra – si legge in una nota – ho deciso di candidarmi per diventare il prossimo sindaco di Milano”. Stefano Parisi non vola basso e ha le sue ragioni. “Sono convinto che tutti insieme potremo riportare a Milano quell’energia e quella qualità di governo che hanno caratterizzato le giunte di centrodestra – ha detto – e riprendere il percorso di costruzione del suo futuro, interrotto dall’amministrazione Pisapia. Milano tornerà ad essere aperta, libera, sicura, efficiente e orgogliosa di poter dare il meglio di sé”.

Classe 1956, il manager ha un curriculum lungo così. Dopo un po’ di palestra in Cgil, nel 1984 ha lavorato con il socialista De Michelis, in seguito è riuscito a mantenere l’incarico di capo dipartimento degli affari economici di Palazzo Chigi con cinque governi (Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini e Prodi). Tra gli altri incarichi, è stato nominato segretario generale delle Poste e ha messo un piede anche nel collegio sindacale della Rai, poi è diventato direttore generale di Confindustria e in seguito di Fastweb. Oggi è a capo di Chili-tv, la prima piattaforma di video on demand d’Italia. Inoltre, ha già ficcato il naso anche a Palazzo Marino, nel 1997, come city manager di Gabriele Albertini (Beppe Sala lo è stato di Letizia Moratti).

L’uomo perfetto per Berlusconi: “Le forze del centrodestra hanno preferito, ad un uomo di partito, un grande professionista con ideali forti e con comprovate capacità amministrative e gestionali nel pubblico e nel privato”. Uguali e precisi. Lo stesso hanno fatto le forze del centrosinistra con le primarie del Pd. Non sono coincidenze che fanno piacere, soprattutto per chi da sinistra si ostina a voler tenere in vita il simulacro dell’esperienza arancione. I due manager sono intercambiabili. Lo ammette con una battuta infelice anche l’assessore Pierfrancesco Maran (Pd), “quella di Parisi sembra la fotocopia sbiadita della candidatura di Sala”. Molto incoraggiante, per Sel.

A questo punto, la naturale vocazione centrista di Sala potrebbe non bastare per vincere a giugno. Per questo il manager di Expo – e ne avrebbe volentieri fatto a meno – dovrà continuare fare gli occhi dolci ai “compagni” per coprirsi a sinistra, soprattutto per convincere Sel a non abbandonare al suo destino il partito della nazione. L’operazione “resta con me” potrebbe andare a buon fine perché i “vertici” di Sel non vedono l’ora di cedere alla lusinga del ritrovato spirito arancione. Ma basterà una lista di sinistra dietro cui nascondersi, magari con in testa Francesca Balzani, per rendere meno imbarazzante l’appoggio a Sala? E gli elettori ci staranno? Ci sta già lavorando Paolo Limonta, il braccio sinistro di Pisapia che non vuole imbarcarsi nel progetto tutto da definire della sinistra-sinistra che è in cerca di un candidato (Prc, Possibile, Lista Tsipras).

Giuliano Pisapia e Beppe Sala ieri si sono incontrati proprio per questo, per dilatare almeno fino a giugno l’ipotesi di un’esperienza che è tramontata nelle cose mantenendola in vita con parole d’ordine che suonano come un disco rotto. Parlano ancora di coalizione ampia e plurale. “L’ampia partecipazione alle primarie – ha detto Pisapia – ha confermato la vitalità del centrosinistra milanese che ancora una volta ha dimostrato di poter essere un modello per l’intero paese. Per questo è assolutamente necessario puntare su di una coalizione ampia e plurale che sostenga unitariamente il candidato scelto dagli elettori”. Dettata la linea, per qualcuno non sarà semplice rimettersi pancia a terra. Consultazioni e psicodrammi sono appena cominciati, un noto consigliere comunale di Sel ha fotografato la situazione postando una definitiva vignetta di Altan. “Poteva andare peggio?”, chiede uno. “No”, dice l’altro.