In due anni, un Trattato di libero commercio tra l’Unione europea e il Mercosur. Ne è convinto il ministro degli Esteri del Paraguay, Eladio Loizaga, a Roma per accelerare accordi bilaterali con l’Italia in vista del Tlc. La condizione di partenza, è però quella di togliere di mezzo il Venezuela, a cui tocca di diritto la presidenza del blocco regionale. E che in questi anni ha adottato un indirizzo opposto a quello dei trattati neoliberisti. Per questo, due paesi frutto di un golpe istituzionale (Paraguay e Brasile), si sono messi di traverso, forti del ritorno a destra dell’altro grande partner regionale, l’Argentina, e non riconoscono il passaggio di consegne effettuato (senza troppo entusiasmo) dall’Uruguay.

Una Triplice Alleanza, nella definizione del presidente venezuelano Nicolas Maduro: per richiamare il ricordo della Triple A argentina, il gruppo paramilitare di estrema destra che eliminava gli oppositori e spianava la strada alla dittatura. Complici di un «nuovo piano Condor» che non usa più solo sicari armati, ma killer finanziari, mediatici o giudiziari. E calpesta le regole democratiche proprio in nome della «democrazia». E così, che a parlare di diritti umani sia un governo di corrotti e faccendieri (com’è quello di Temer in Brasile, il cui sodale Eduardo Cunha è stato appena arrestato per sottrazione di fondi e tangenti), o quello neoliberista del Paraguay (dove la vita dei contadini dipende dal piombo dei latifondisti), poco importa: quella che piace da queste parti è la “democrazia” dei forti e delle élite. Quella partecipativa e “protagonista”, che ha messo al centro gli ultimi, è da sanzionare perché costituisce «una minaccia inusuale e straordinaria per la sicurezza degli Usa». Per cui, ogni insulto vale: anche quello di accostare il volto di Chavez a quello di Trump, per la campagna elettorale della candidata democratica Hillary Clinton.

Nella conferenza stampa di ieri di ieri, «la situazione politica del Venezuela» sarebbe stato il tema centrale, se non si fosse fatto notare che non era propriamente consono che il ministro di un paese latinoamericano si recasse in uno stato d’Europa a criticare la «situazione politica» di un terzo paese sovrano: in sua assenza e per di più in un luogo istituzionale come l’Istituto italo-latinoamericano, di cui fa parte anche il Venezuela. Ma tant’è, contro il Venezuela bolivariano si è già arrivati al grottesco: expresidenti stranieri che vanno a manifestare a Caracas, bufale cosmiche, parlamentari che si recano all’estero per chiedere l’invasione del proprio paese ai padrini occidentali, fior di golpisti trasformati in cherubini e malfattori in «prigionieri politici». E da questo pulpito si chiede a Maduro «di rispettare i diritti umani», pena l’espulsione dal Mercosur il 1 dicembre.

E mentre gli avvoltoi volteggiano, Caracas organizza il Mercosur dei popoli, in cui le organizzazioni popolari discutono di ambiente e di governo delle risorse. Non di rapina