Un minuto di silenzio in tutta la Francia, dalle stazioni a Place de la République a Parigi, ieri a mezzogiorno, al terzo e ultimo giorno di lutto nazionale, per cercare di manifestare un’unità in un paese sempre più lacerato dopo la tragica sequenza di attentati. Oggi, in Consiglio dei ministri viene presentato il prolungamento dello stato d’emergenza per altri tre mesi, che sarà al voto in Parlamento mercoledi’, con il ritorno delle perquisizioni extra-giudiziarie. E il ministro della Difesa, Yves Le Drain informa che nella notte tra domenica e lunedi’ la Francia ha colpito Daech in Siria, dove sono “impiegati i mezzi necessari” per combattere contro l’Is.

A Nizza, si erano riunite sulla Promenade des Anglais più di 40mila persone sul luogo dell’ultimo massacro. Ma prima e dopo il minuto di raccoglimento collettivo, il primo ministro Manuel Valls e i membri della delegazione ufficiale sono stati ampiamente fischiati. Colpa del Fronte nazionale? Lo sostiene il vice-presidente della regione Provenza-Costa Azzurra, il républicain (destra) Philippe Tabaret, che ha parlato di “clima elettrico sotto il caldo, gente più innervosita che raccolta” nel silenzio solenne. La deputata Marion Maréchal-Le Pen ha salutato i contestatori. Ma gli identitari di Nissa Rebela negano di aver organizzato i fischi. François Hollande ha rispettato il minuto di silenzio nella sede del ministero degli Interni, Place Beauveau.

L’unità del paese non ha tenuto neppure qualche ora dopo l’attentato di Nizza. L’opposizione di destra (e non solo di estrema destra) ha preso di mira presidente e governo. Tra nove mesi ci sono le elezioni presidenziali, seguite dalle legislative. Ieri, Valls e Cazeneuve hanno risposto con un comunicato comune, punto per punto, alle accuse della destra. Agli attacchi di Sarkozy e all’accumulo di contro-verità, ribattono che “contrariamente a quello che afferma il presidente dei Républicains, nessun governo ha fatto altrettanto contro il terrorismo”. Valls e Cazeneuve elencano le iniziative, facendo alcune “precisazioni”: creazione di 9mila posti di poliziotti e gendarmi, mentre sotto la presidenza Sarkozy ne erano stati eliminati 12.500; 1900 assunzioni nell’intelligence interna e un aumento del 17% dei finanziamenti per il rafforzamento dei servizi; 3 leggi anti-terrorismo dal 2012, più una riforma dei servizi e il rafforzamento della sicurezza nei trasporti. 12mila persone sono schedate “S” e c’è stato un impegno accresciuto per la prevenzione della radicalizzazione, con 5mila giovani segnalati e l’apertura di un centro di reinserzione. In Europa, sono stati rafforzati i controlli alle frontiere esterne, con il rafforzamento dell’articolo 7-2 dell’applicazione di Schengen, è stato creato il corpo dei guardia coste e delle guardie alle frontiere: 48 milioni di persone sono state controllate alle frontiere dal 13 novembre, il giorno degli attentati di Parigi, quando era stata immediatamente sospesa la libera circolazione, 28mila sono state bloccate e non hanno potuto entrare in Francia. Valls e Cazeneuve hanno evocato 16 attentati sventati in Francia dal 2013, 16 arresti di presunti terroristi dall’inizio dell’anno. Sarkozy, in piena deriva a destra della destra, ha chiesto la “ritenzione amministrativa” degli schedati “S”: Valls e Cazeneuve sottolineano che questo è “impossibile” per le leggi francesi, che vanno rispettate, perché o c’è un reato oppure una semplice schedatura non basta perché non costituisce una prova.

Cazeneuve ha di nuovo definito ieri “indegne” le polemiche dell’opposizione. Il segretario del Ps, Jean-Christophe Cambadelis aveva già giudicato “indegno polemizzare sperando di guadagnare voti sui morti e la rabbia dei francesi”. Hollande ha deplorato che “non venga rispettato l’obbligo di dignità da parte di chi ha la parola pubblica”. Per il presidente, “sono stati dispiegati tutti i mezzi necessari”. Ma, aggiunge Valls, “il rischio zero non esiste”. Hollande avverte: “il combattimento sarà lungo, esige molto sangue freddo e lucidità da parte di coloro che devono prendere delle decisioni”. Ma secondo un sondaggio realizzato per Le Figaro, solo il 33% dei francesi dà fiducia al governo e al presidente contro il terrorismo.