Facciata barocca e poco artistica, seminascosta dietro un cancello, perennemente chiusa, la chiesa della Confraternita di San Michele, centro storico di Asti, era monumento che passava inosservato agli sguardi di cittadini e turisti. Ma dal Duemila in poi, fino a maggio di quest’anno, le cose, all’improvviso, erano cambiate. Da Duemila, verso sera, la porta della chiesa apriva i suoi battenti, e un flusso di gente sempre più fitto con il trascorrere delle ore, superava la soglia e se ne andava soltanto a notte inoltrata. Un popolo di devoti, mosso da pie intenzioni? Se per tali si intendono il rito di una buona birra e l’ascolto di buona musica, allora la risposta è sì. Birra e musica in una chiesa, seppur sconsacrata, è un connubio che solo al diavolo poteva riuscire.

Un diavolo ovviamente rosso, riprodotto su una sagoma di cartone accanto agli scalini di san Michele: l’insegna di un locale che per sedici anni ha rappresentato il punto di riferimento di tanta gente di Asti, non importa l’età anagrafica, con la voglia di uscire dai confini invisibili della routine di provincia.
Il Diavolo Rosso, omaggio al soprannome del ciclista astigiano Giovanni Gerbi, primo italiano a correre un Tour de France, quello del 1904, ha chiuso a maggio i suoi profani battenti. Le ragioni, come purtroppo non di rado accade, sono di carattere economico, e rendono la perdita ancor più dolorosa. Per il suo pubblico e per i tanti musicisti che hanno suonato in un locale diverso a cominciare dall’ambiente: il palco al posto dell’altare, tavoli e sedie invece dei banchi, teli candidi sospesi al soffitto, un bancone davanti al quale reiterare i propri peccati sorseggiando uno spritz o una doppio malto. Unico momento di religioso silenzio, o di partecipazione corale, i concerti. Qui sono passati, tanto per citare, Brunori Sas, Gianmaria Testa, Elliot Murphy, Steve Wynn, Giorgio Conte, Stefano Bollani, Paolo Fresu, Modena City Ramblers. E questa è stata la location dei videoclip, tanto per citare, di Paolo Conte ed Enrico Ruggeri.

Qui hanno parlato di vino e dintorni l’enologo anarchico Luigi Veronelli, il folle mago della grappa piemontese Romano Levi, gli artefici di bianchi e rossi celebri. Dal 2004, il Diavolo ha accolto sotto il suo loggiato esterno e nel cortile di Palazzo Ottolenghi il festival ‘A Sud di nessun Nord’ dedicato al viaggio; ha dato spazio al lavoro di molti artisti locali. Un’avventura che Gianluigi Porro, uno dei trentacinque soci fondatori, ricorda così «Versammo un milione di lire a testa, tra di noi c’era anche Gianni Mura, giornalista sportivo e gourmet. Non sapevamo quanto sarebbe durata. Forse tutto questo è stato reso possibile da uno spirito e da un’idea trasversali. Noi soci per primi eravamo trasversali. Il nostro obbiettivo non puntava a guadagnare, ma a garantire la sopravvivenza di un posto dove respirare aria di aggregazione, senza filtri all’ingresso, aperto alle iniziative e chiuso alla musica delle cover, immune dall’ossessione dei numeri al termine della giornata e alla rigida organizzazione».

A fare i coperchi delle diaboliche pentole ci pensano nel 2012 le proprietarie della chiesa, che allo scadere del contratto decidono di metterla in vendita. Porro e soci riescono a rimanere per altri tre anni, fino al maggio scorso. Poi la chiave gira per l’ultima volta. Mandata definitiva? Il Diavolo non ha messo la coda tra le gambe, parla con le istituzioni cittadine, si muove per cercare acquirenti pubblici o privati disposti poi ad affittare. In un futuro che tutti sperano possibile c’è l’ipotesi di un passaggio di testimone a quei ragazzi che, con il loro apporto volontario, sono stati contributo importante al successo del locale. Occorre, per questo, mettere da parte un po’di soldi. Daniele Celona, musicista torinese che ha concluso a san Michele il suo Atlantide Tour, destinerà al Diavolo i ricavi di un EP, Dalla Guerra alla Luna – Live @ Diavolo Rosso, appositamente realizzato e in vendita sulla rete, https://itunes.apple.com/it/album/dalla-guerra-alla-luna-live/id1122611894. Cinque brani, due bonus track e un videopclip. Uno dei brani si intitola Acqua. Certamente non santa.