Libertà per Henrique Pizzolato. Dal Brasile all’Italia, movimenti sociali, chiesa di base e vescovi si mobilitano per il cittadino italo-brasiliano, in carcere a Modena. La Cassazione ha annullato la sentenza della Corte d’Appello di Bologna, accogliendo la richiesta di estradizione del governo brasiliano affinché vada a scontare una pena a 12 anni di carcere.
Quella di Pizzolato è una vicenda complessa. Per la magistratura brasiliana, è colpevole di peculato, corruzione passiva e riciclaggio di denaro. Per la difesa, è stato coinvolto in un processo politico e mediatico «del tutto ingiusto» che evidenzia «un nuovo caso Tortora».

L’inchiesta è quella del mensalão, com’è stato definito lo scandalo che ha coinvolto alcuni dei più alti dirigenti del partito di governo, il Partito dei lavoratori (Pt). Pizzolato è stato chiamato in causa in quanto uno dei responsabili del Banco do Brasil. «Sono stato denunciato perché ero l’unico direttore del Banco iscritto al Pt e perché la mia storia di lotta nel movimento sindacale è legata strettamente a quella dell’ex presidente Lula, il vero bersaglio di tutta la trama politica del mensalão», ha dichiarato Pizzolato all’Agenzia Brasil de Fato, e ha affermato di non aver avuto la possibilità di difendersi. Perché? «Perché – ha risposto – sono stato giudicato da un tribunale incompetente, in un processo illegale, con un unico livello di giudizio. Non ho avuto diritto a un processo in un tribunale di prima istanza, come prevede la legge brasiliana. Sono stato giudicato direttamente dal Supremo tribunale federale, competente solo per chi sta esercitando un mandato o svolge un incarico politico, e non era il mio caso. La Costituzione brasiliana prevede per ogni cittadino il diritto al ricorso, e a me è stato negato. In più sono stati nascosti documenti che dimostravano la mia innocenza tra le carte di un altro processo i cui materiali sono stati secretati».
In tanti hanno firmato un appello indirizzato al Ministro della Giustizia italiano affinché neghi l’estradizione: movimenti sociali come i Sem Terra, intellettuali e anche organismi legati alla Conferenza episcopale brasiliana. A ottobre, la Corte d’Appello di Bologna ha negato l’estradizione riconoscendo la validità di molte risultanze delle organizzazioni per i diritti umani, come Amnesty international: in merito alle disumane condizioni in cui versano le carceri brasiliane e all’assenza di garanzie per la sicurezza di Pizzolato. La Corte di Cassazione ha però annullato la sentenza. Ora, tutto passa al ministero della Giustizia italiana, che dovrà decidere entro il 3 marzo.

Anche se non può incontrare il marito, Andrea Haas, moglie del sindacalista brasiliano, si è trasferita a Modena, nei pressi del carcere: «Henrique non merita tutto questo – dice al manifesto – dopo la Cassazione si è costituito, ma ora rischia di andare a morire nelle carceri brasiliane, dove il pericolo è altissimo. Vi prego, facciamo di tutto per salvarlo».