Nato a Londra nel 1926, John Berger si trasferì in Francia nei primi anni ‘70, dove divideva il suo tempo tra Quincy, villaggio delle Alpi francesi, e Parigi. La sua attività di cantastorie – è questa la definizione più vicina allo spirito con il quale catturava e restituiva quel che colpiva i suoi sensi – si è modulata tra passioni che vanno dalla scrittura di finzione alla saggistica d’arte, dalla poesia alla pittura e al disegno, con uno sguardo vigile sulle contingenze politiche via via attraversate.

IL RACCONTO di un suo sogno in cui «trafficava in apparenze e sembianze», cercando ogni volta di penetrare fisicamente i diversi oggetti che si offrivano ai suoi occhi, rende bene lo spirito di questo investigatore del visibile, collezionista di voci, narratore di passaggi esistenziali scelti di preferenza tra le giornate austere dei montanari, dei pastori, dei contadini di cui imparò a condividere gesti, lessico, e lavori.

Non è un caso che tra i tanti pittori di tutte le epoche ai quali si è dedicato abbia individuato in Caravaggio quello che sentiva più affine: per essere stato il primo a dipingere l’underworld del popolino, i volti della malavita, i bassifondi e il desiderio sessuale. Ma Berger ha scritto saggi su una infinità di artisti, brevi ritratti o affondo come quelli dedicati agli Splendori e miserie di Pablo Picasso (Il Saggiatore, 1996). La sua narrativa si è esercitata nella sperimentazione, al tempo in cui pubblicò il romanzo G. (Il Saggiatore, 1996) poi è tornata a una forma più collaudata dalla tradizione inaugurando la trilogia Into Their Labours il cui primo capitolo è stato tradotto con il titolo Le tre vite di Lucie, (Gelka, 1992), mentre il secondo raccoglie i bellissimi racconti di Una volta in Europa (Bollati Boringhieri, 2003).

TRA I SUOI ROMANZI migliori Festa di nozze (Il Saggiatore, 1996), tessuto attorno a voci ascoltate e riportate da un vecchio cieco, venditore di tavolette votive ateniesi; e tra i saggi da non perdere, Questione di sguardi (Il Saggiatore,1998) e Sul guardare (Bruno Mondadori, 2003). Tra i titoli più recenti, Sul disegnare (Scheiwiller, 2007), gli scritti politici tradotti da Maria Nadotti, la sua grande cultrice italiana, Abbi cara ogni cosa (Fusi orari, 2007); Da A a X: lettere di una storia (Scheiweller, 2009), La speranza, nel frattempo, con Arundhati Roy, che gli ha dedicato Il dio delle piccole cose, e Maria Nadotti, (Casagrande, 2010), Il taccuino di Bento (Neri Pozza, 2014), Capire una fotografia (Contrasto, 2014), Rondò per Beverly (Nottetempo, 2014).