Tra le principali ossessioni dei nazisti figuravano: gli ebrei, gli omosessuali e i socialdemocratici. Fritz Bauer, classe 1903, il più giovane laureato in legge della Germania rappresentava tutto questo. Era di origini ebraiche, era omosessuale e aderì alla repubblica di Weimar come socialdemocratico. All’avvento del nazismo, dopo essere stato arrestato e imprigionato dovette fare abiura e potè così finire in esilio in Danimarca. Fatto che gli salvò la vita, ma che per lui fu sempre un cruccio.

Dopo la guerra rientrò in Germania con in testa un’idea: se il suo paese avesse davvero voluto la democrazia avrebbe dovuto fare pubblicamente i conti con l’obbrobrio nazista. All’inizio del film lo vediamo infatti in un filmato d’epoca della tv tedesca, bianco e nero dei primi anni Sessanta che appassionato cerca di convincere i giovani della sua idea. Fritz Bauer, rientrato dopo l’esilio e la guerra, era diventato procuratore capo a Francoforte, malvisto da molti, ma voluto e protetto dal presidente dell’Assia, vecchio socialdemocratico come lui. Lì lo troviamo nel 1958, quando ha inizio la storia del film, da lui dipende anche una squadretta che dovrebbe rintracciare i nazisti spariti nel nulla. Ma, grazie anche alle connivenze di cui godono i criminali nazisti, anche in alto loco, la giustizia non segue il suo corso. Almeno sino a quando un tedesco emigrato in Argentina non gli fa una soffiata: Adolf Eichmann, il pianificatore della Shoah, si troverebbe in Argentina.

Bauer cerca di mettere in moto la macchina della giustizia tedesca, ma presto si rende conto che le complicità dei servizi governativi, lo farebbero fuggire di nuovo. Allora si rivolge al Mossad, che prima lo snobba, poi porterà a compimento la clamorosa operazione che condurrà Eichmann in Israele dove verrà processato e giustiziato. Non era questa l’intenzione di Bauer il quale voleva che gli israeliani lo catturassero per poi estradarlo in Germania e allestire il primo vero processo tedesco a un criminale nazista. Alleati e governo Adenauer volevano invece soffocare tutto, così l’estradizione mai fu formalizzata, anzi Bauer venne accusato di tradimento per avere passato informazioni segrete a un paese straniero. Oltretutto la sua omosessualità lo metteva in una posizione difficile perché all’epoca (e ancora per molti anni a venire) il paragrafo 175 del codice civile tedesco prevedeva condanne per rapporti sessuali tra uomini.

Qualche mese fa Giulio Ricciarelli con Il labirinto del silenzio era stato il candidato tedesco all’Oscar per il film straniero. Lì si raccontava di Johann Radmann, giovane procuratore di Francoforte, che cercava di organizzare dei processi contro i criminali nazisti, nell’indifferenza generale, con il solo supporto del procuratore capo Bauer.

Ma Radmann, pur ispirato a figure autentiche, è un personaggio di finzione, Lo stato contro Fritz Bauer punta invece sulla vera figura di un uomo singolare e permette di fare luce sulla vicenda della cattura di Eichmann. Vicenda conosciuta da tutti ma solo per quel che riguarda quanto fatto dal Mossad. Merito o colpa anche della riservatezza di Bauer che chiese esplicitamente che il ruolo svolto dalla sua procura venisse reso pubblico solo dieci anni dopo la sua morte. Il film di Lars Kraume, presentato e premiato all’ultimo festival di Locarno e subissato di candidature ai Lola, il premio cinematografico tedesco, ha quindi il grande merito di divulgare una storia poco conosciuta, dove i colpi di coda della storia e dei complici del nazismo sono proseguiti ben oltre la fine del conflitto.
Le aziende tedesche davano copertura ai criminali nazisti, il governo voleva solo dimenticare, per tacere di quell’odioso risvolto imperante nella civilissima Europa dove l’omosessualità era reato perseguibile e perseguito.Per fortuna un anziano procuratore ebreo, gay e socialdemocratico, ha saputo combattere per incastrare uno dei peggiori criminali della storia.