È ormai un dato assodato che la capacità delle mafie di esercitare un controllo sul territorio non possa essere spiegata esclusivamente con l’utilizzo della violenza. Gli immaginari mafiosi si sono costruiti nel tempo attingendo a diversi repertori tradizionali e culturali in senso lato. Allo studio del bacino del sacro è dedicato il convegno L’immaginario devoto tra organizzazioni mafiose e lotta alla mafia che si svolgerà oggi e domani al Teatro Valle di Roma. Organizzato dall’Università di Roma Tor Vergata e dal Teatro di Roma, l’incontro rappresenta la seconda tappa di un’iniziativa scientifica più ampia, già protagonista nel novembre 2014 di un convegno internazionale presso la Casa della Memoria. Oggetto di studio saranno le rappresentazioni dell’immaginario devozionale mafioso offerte da linguaggi artistici e della comunicazione, con uno sguardo che si apre a ventaglio su teatro, cinema e romanzi d’indagine, ma anche televisione, web e fumetti. Al centro della riflessione ci sono dunque le ritualità interne alle organizzazioni e l’utilizzo dei culti (le feste patronali, per esempio) per imporre la propria presenza, ma anche per promuovere un’immagine pubblica del capomafia fondata su un presunto rapporto privilegiato con il sacro. Lo mostrano chiaramente un’opera come I mafiusi de la Vicaria di Giuseppe Rizzotto, le scritture teatrali popolari del primo novecento, ma anche le «narrazioni epiche» dell’opera dei pupi. Per decostruire l’immaginario mafioso – spiegano gli organizzatori – è necessario decodificarne il linguaggio con gli strumenti offerti dalle scienze sociali e facendo riferimento ai tanti canali con i quali è stato diversamente veicolato. Non meno utile risulta a questo proposito l’accostamento per contrapposizione a quell’immaginario dell’antimafia che si è sedimentato nella società attraverso la lettura, il cinema e, in tempi più recenti, le graphic-novel (si pensi al Don Peppe Diana e alle altre splendide pubblicazioni della casa editrice Round Robin). Da ultima, la frontiera delle serie televisive, fruite sempre di più sul web e particolarmente efficaci, da un lato, nel restituire le simbologie e le diverse declinazioni criminali del religioso, dall’altro nel trasmettere la memoria della lotta alle mafie con i suoi «santi» e i suoi martiri. Lo studio della mafie costituisce dunque oggi un campo aperto e militante che necessita di una prospettiva larga e attenta al religioso e, nello stesso tempo, interroga la sfera del sacro nei suoi molteplici aspetti problematici. Il programma su facebook