Aria nuova al Museo Casa Gramsci. Dal 14 dicembre la gestione della palazzina in corso Umberto 57 nella quale Gramsci dal 1898 ha trascorso gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza è passata a una Fondazione. I soci sono la famiglia Gramsci, il Comune di Ghilarza, la Fondazione Gramsci di Roma, la Fondazione Berlinguer nazionale e quella sarda. Presidente è Giorgio Macciotta, dirigente di primo piano del vecchio Pci e poi del Pds, dei Ds.

«NELL’ANNO DELL’OTTANTESIMO anniversario della morte dell’autore dei Quaderni – ha spiegato Macciotta – la Fondazione Museo Casa Gramsci vuole dare continuità alla gestione della struttura e innalzare la qualità delle iniziative. Ci sostituiamo alla gestione precedente affidata a un’associazione locale, ma non c’è in noi alcuna volontà di espropriare il territorio di un suo patrimonio di cultura e di memoria storica. Al contrario, l’obiettivo della Fondazione è quello di coinvolgere la comunità locale in un progetto che ha l’ambizione di proiettare Ghilarza e il suo museo fuori dell’isola. Come fece Gramsci quando lasciò la Sardegna per affrontare un mondo investito da un passaggio storico epocale e però alla Sardegna e alle sue specificità restò sempre fortemente legato».

LA PRIMA INIZIATIVA già fissata in agenda, il 27 aprile, è un incontro con Adriano Giannola (presidente della Svimez, l’associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno nata nel 1946 per iniziativa di Donato Menichella e di Pasquale Saraceno) e con Giuseppe Vacca, presidente della Fondazione Gramsci. Tema della discussione, Gramsci e il Sud d’Italia. Ma in calendario c’è anche un dibattito sul drammatico spopolamento dei piccoli paesi dell’isola (molti rischiamo di estinguersi, per effetto del calo demografico, nel giro dei prossini cinquant’anni) al quale parteciperà Vincenzo Ceruli Irelli, docente di Diritto amministrativo alla Sapienza. E poi la presentazione del primo volume dell’edizione dei Quaderni dal carcere curata per la Treccani da Gianni Francioni. E ancora: sempre Giuseppe Vacca che parlerà del suo nuovo saggio, Modernità alternative. Il Novecento di Antonio Gramsci, appena pubblicato da Einaudi, e Francesco Giasi, che con l’editore Carocci sta per uscire con una biografia di Gramsci che si annuncia ricca di novità.

A Elisa Pilia, esperta in gestione di sistemi bibliotecari e museali, la Fondazione Museo casa Gramsci ha affidato il compito non semplice di fare della palazzina di corso Umberto un museo conforme agli standard nazionali e internazionali. Tra i primi obiettivi l’inserimento nell’Albo regionale dei musei, che consentirebbe di accedere più facilmente ai finanziamenti della Regione Sardegna. Il bersaglio dovrebbe essere abbastanza facile da centrare.

ANCHE PERCHÉ CASA GRAMSCI è, dall’ottobre del 2016, monumento nazionale per effetto di una legge approvata dal Parlamento. Ma ci sono altre cose delle quali Elisa Pilia dovrà occuparsi: un sito web in italiano e nelle principali lingue straniere che si possa vedere dappertutto nel mondo, un logo da spendere per il marketing, un regolamento e una carta della qualità dei servizi che oggi mancano, la catalogazione dei beni e la definizione di una pianta organica stabile.

Dal sindaco di Ghilarza Alessandro Defrassu l’ok all’operazione di rilancio: «Fare di Casa Gramsci un centro nazionale di iniziativa culturale non può che essere utile alla crescita del nostro territorio». E da Antonella Sanna, portavoce dei volontari che sono da sempre l’anima di Casa Gramsci, un appello: «Custodiamo la memoria, bussola indispensabile per orientarsi nel mondo grande e terribile».